Al via il secondo round dei negoziati nella foresta in Bielorussia: sul tavolo l’ipotesi di una tregua
Mentre la guerra imperversa furiosamente, la battaglia per le trattative prova a ripartire. Il clima è teso: il massacro nelle città ucraine prosegue senza sosta e Kiev accetta l’incontro a patto che non vi sia alcun ultimatum di Mosca. La diplomazia ci riprova: e schiera le sue truppe di delegati per il secondo round di negoziati tra Mosca e Kiev (giovedì 3 marzo ndr) nella città di Brest, al confine bielorusso con la Polonia. Per il resto, l’incertezza regna sovrana. A partire dal fatto che fino a poco prima dell’annuncio dell’incontro in agenda, sembrava che i colloqui dovessero tenersi nella serata di mercoledì, come reso noto dal consigliere della presidenza ucraina Alexei Arestovich. Secondo il quale le delegazioni avrebbero potuto essere le stesse della prima tornata di colloqui. Ma tutto sempre sotto il segno del se…
Il secondo round dei negoziati al confine bielorusso con la Polonia
Un clima di incertezza che Mosca rimarca anche con le parole pronunciate in giornata dal ministro degli Esteri russo, Sergei Lavrov. Il quale, dopo che dal Cremlino sono filtrate voci di rinvii e di ritardi, ha dichiarato: «Mosca è pronta al secondo round dei negoziati con Kiev, ma la parte ucraina sta prendendo tempo in linea con le istruzioni degli Usa». Parole che rilanciano un dubbio avanzato nelle stesse ore dal portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov che, commentando la notizia del secondo round di negoziati, ha a sua volta asserito: «Per prima cosa bisogna vedere se i negoziatori ucraini ci saranno o no. I nostri saranno lì pronti a sedersi al tavolo dei negoziati». Aggiungendo anche: «Questa sera la nostra delegazione sarà nel luogo scelto ad aspettare i negoziatori ucraini». Dal momento che, ha rilanciato Peskov, «tutte le condizioni necessarie per risolvere questa situazione sono state chiaramente espresse dal presidente Putin. Anche con una lista di condizioni che ha spiegato in dettaglio durante le telefonate internazionali».
Negoziati: cosa chiede Kiev
Già, le condizioni. Cosa chiedono Mosca e Kiev? E come sarà affrontato tutto quanto rimasto insoluto nel primo confronto negoziale tra Russia e Ucraina? Una prima risposta indiretta arriva con la replica di Kiev alle parole di Lavrov che, come anticipato, ha parlato di un approccio interlocutorio di Kiev in linea con le istruzioni degli Usa. «L’Ucraina è pronta per il prossimo round di colloqui con la Russia, ma non è pronta per gli ultimatum», ha detto allora in video diffuso su Facebook il ministro degli Esteri ucraino, Dmytro Kuleba. Quel che è certo, comunque, è che dopo il primo giro di colloqui, il presidente Zelensky è intanto tornato a chiedere che Mosca fermi i bombardamenti sulle città ucraine prima che possano iniziare incontri sostanziali sul cessate il fuoco. Ribadendo la richiesta ai Paesi della Nato di imporre una no fly zone sull’Ucraina per fermare gli aerei russi.
Cosa insiste a chiedere la Russia
Dal canto suo, il presidente russo Putin ha ribadito la disponibilità ai negoziati. E la speranza che questi portino ai risultati desiderati. Ma, contestualmente, ha dettato le sue condizioni per far tacere le armi. Tra le richieste: «La sovranità russa della Crimea. La risoluzione degli obiettivi di demilitarizzazione e denazificazione dell’Ucraina. E l’assicurazione del suo status neutrale». Intanto, nelle scorse ore il portavoce del Cremlino Dmytro Peskov ha fatto sapere che è «troppo presto» per esprimersi sui negoziati. Quello che è certo, al momento, è che non si sta preparando un incontro tra il presidente russo Vladimir Putin e Zelensky, ha detto ancora. Ribadendo che i russi riconoscono Zelensky come presidente legittimo dell’Ucraina.
Ripartire dalle posizioni comuni individuate nella prima tappa dei negoziati
Nel corso del primo incontro «abbiamo trovato un punto di contatto sui quali costruire una posizione comune», ha detto facendo il punto sui colloqui il capo della delegazione russa, Vladimir Medinsky. Ed è da lì che bisognerebbe ripartire. «Abbiamo discusso in dettaglio tutti i temi in agenda e trovato alcuni punti in comune su cui prevediamo che possano essere trovate posizioni condivise», ha ribadito Medinsky, a cominciare dal fatto che i negoziati continuino. E continueranno «nei prossimi giorni al confine tra Polonia e Bielorussa: c’è un accordo su questo», ha riferito il capo della delegazione russa, secondo cui «fino ad allora ogni delegazione si consulterà con la leadership del proprio Paese sulle proprie posizioni negoziali». Che per la Russia significherà correlarsi con esponenti del ministero della Difesa e del ministero degli Esteri, nonché della Duma, al tavolo dei negoziati in rappresentanza del Cremlino.