Kiev apre una linea telefonica per le madri dei soldati russi: «Fateli tornare a casa, Mosca si ritiri»

26 Feb 2022 17:38 - di Redazione
soldati russi

L’Ucraina punta sulle madri e sui familiari dei soldati russi per alimentare il malcontento nei confronti dell’invasione e usarlo a proprio vantaggio in un conflitto in cui propaganda e componente psicologica hanno un ruolo non secondario. E lo fa con una mossa spiazzante: aprire una linea telefonica che consente ai russi di avere informazioni sulla sorte dei propri cari mandati al fronte, spesso – come emerge da testimonianze locali – senza che sapessero davvero cosa andavano a fare. Il programma si chiamerà “Torna vivo dall’Ucraina” e consiste, appunto, in un numero telefonico dedicato che il ministero della Difesa di Kiev si prepara ad aprire nelle prossime ore.

Kiev lancia il programma “Torna vivo dall’Ucraina”

Attraverso questo collegamento diretto i familiari dei militari russi potranno avere informazioni per capire se i loro parenti sono stati catturati, feriti o uccisi. L’idea nasce dalla consapevolezza di Kiev rispetto all’estrema impopolarità dell’invasione nella popolazione russa. Anche perché, come denunciato dalle Ong di Mosca, spesso i soldati inviati a combattere in Ucraina non sono professionisti, ma semplici coscritti ai quali è stato nascosto l’obiettivo della propria missione.

Le immagini dei soldati russi catturati

Se l’informazione dei media russi sull’invasione viene limitata di giorno in giorno, da parte ucraina sin dalle prime ore non sono mancate non solo le immagini degli attacchi, ma anche quelle delle vittime russe e dei prigionieri catturati in azione. Si tratta di video divenuti virali che mostrano soldati spogliati dell’uniforme, spesso giovanissimi, che rispondono alle domande degli ucraini con evidente smarrimento. Alcuni spiegano di non essere partiti per una operazione militare, ma solo per una raccolta di “informazioni”. In un filmato un giovane militare russo catturato telefona alla sua famiglia e spiega loro il suo destino, per la disperazione dei parenti.

«Madri, riportate a casa i vostri uomini»

Lo stesso ministro degli Esteri ucraino, Dmytro Kuleba, ha postato su twitter la foto di quattro soldati di Mosca: «Madri, mogli e figlie di soldati russi – ha scritto – riportate a casa i vostri uomini. Sono venuti in una terra straniera per uccidere persone innocenti, per distruggere le nostre case. I vostri potenti stanno mentendo. Il popolo ucraino va incontro a loro con le armi, non con i fiori. Chiedete alle autorità di fermare la guerra di conquista, salvate i vostri cari!».

La denuncia del Comitato delle madri

È difficile capire quale sarà l’impatto di questa operazione. Di sicuro, però, sin dal primo giorno il Comitato delle madri dei soldati della Russia ha lamentato, attraverso il vicepresidente Andrey Kurochkin, come l’invio dei militari di leva al fronte sia avvenuto con l’inganno o con la forza. Molti di loro hanno dovuto firmare un documento che trasformava il loro status da quello di coscritto a quello di militare professionista: per chi si rifiutava c’erano percosse o isolamento. «Abbiamo ricevuto una quantità di chiamate da madri spaventate in tutta la Russia. Piangono, perché non sanno se i loro figli sono vivi o sani», ha affermato Kurochkin al giornale online Takie Dela.

I soldati russi mandati al fronte allo sbaraglio

E mentre il Comitato delle madri denuncia questo fenomeno all’ufficio del procuratore capo militare e al ministero della Difesa, e in Russia, compatibilmente con le repressioni, si manifesta un dissenso nelle piazze, restano le testimonianze sempre più frequenti di un esercito inviato sul campo con poca preparazione e ancor meno mezzi. Tanto che, mentre avanzano nello sterminato territorio ucraino, diversi reparti finiscono con il trovarsi senza cibo o ricovero. Molti soldati occupanti si sono riforniti presso i negozi locali, ma le somme a loro disposizione spesso sono già esaurite, trasformando gli invasori in mendicanti, o giù di lì. Non esattamente la marcia trionfale che Putin aveva immaginato.

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