Codogno due anni dopo, la paura non passa. Il sindaco: «Abbiamo riscoperto la comunità»
Due anni dopo il primo caso di Covid in Italia Codogno prova a tornare alla normalità. Ma la paura ancora tanta. Il comune in provincia di Lodi, simbolo della prima ondata e della prima zona rossa, porta ancora addosso le ferite della pandemia.
Codogno 2 anni dopo, la paura non passa
Alla vigilia del secondo anniversario dell’epidemia in Italia per le vie la grande maggioranza delle persone indossa ancora la mascherina. Anche se non è più obbligatoria. “Io la metto lo stesso – dice una signora – abbiamo avuto tanta paura qui. E di certo non voglio tornare a chiudermi in casa”. “Il Covid ha travolto e cambiato le nostre vite. Ma a Codogno abbiamo riscoperto la voglia di comunità”, così il sindaco del piccolo comune nel Lodigiano, Francesco Passerini.
Il sindaco: il covid ha travolto le nostre vite
“Ci si aiuta di più e ci si mette a disposizione di un vicino che magari prima della pandemia non si salutava neanche. Abbiamo riscoperto la forza di una comunità”, racconta alla Adnkoronos. Che non molla neanche davanti alle peggiori difficoltà. E cerca sempre di guardare avanti”. Nel suo ufficio la finestra è sempre aperta per far circolare l’aria, fra un incontro e l’altro, nel rispetto delle regole. “La prima ondata è stata drammatica e dolorosa. Due anni sono tanti, ma la nostra comunità stringe i denti fino in fondo. Anche se adesso si respira un’aria diversa, ci sentiamo un po’ meno in apnea e un pochino più liberi. Speriamo il 31 marzo di tornare finalmente a respirare”. Minimizza sulla manifestazione no vax dei giorni scorsi. Erano pochissimi e nessuno di Codogno. “Il vaccino – dice il sindaco – ci ha dato la speranza per guardare al futuro. E adesso, con la primavera, speriamo di raccogliere i frutti. Per lasciarci alle spalle questo periodo terribile”.
I ristoratori: “Abbiamo perso il 40% di fatturato”
Per tanti commercianti, ristoratori, farmacisti adesso la priorità è uscire dalla crisi. Dopo il virus arriva l’incubo del caro bollette. “Come ristorante siamo ancora a mezzo gas. Rispetto al 2019 abbiamo perso circa il 40% del fatturato”. A parlare è Diego Rizzi. Che con il fratello gestisce ‘L’Osteria’. Un locale aperto quasi 70 anni fa con il nome Gallipoli. “La gente ha ancora paura di uscire di casa. Ci siamo abituati a vivere in casa e a farci portare il cibo direttamente a casa. La pandemia ha cambiato tutto”.
20 febbraio 2020, il primo caso di covid in Italia
È il 21 febbraio 2020 quando Codogno, poco meno di 16mila abitanti nel Basso Lodigiano, si sveglia con le telecamere puntante addosso. Mattia Maestri, 38 anni, sportivo, manager, è il primo paziente italiano positivo al coronavirus. Dopo poche ore il pronto soccorso viene sigillato. E poi chiuso. Il Comune chiude bar e ristoranti e in meno di 72 ore Codogno viene isolata, con l’esercito a circondarla. Il covid si diffonde presto a macchia d’olio in tutto il Lodigiano. Casalpusterlengo, Castiglione d’Adda, Fombio, Lodi. Per contenere l’epidemia il governo istituisce le prime zone rosse. Poi è l’Italia intera a chiudersi in lockdown.
Oggi Codogno è in pole position con i vaccini
Ma il tributo che paga Codogno è altissimo. Solo a marzo 2020 nel paese si contano 156 morti. Con la primavera il numero di casi cala, per poi riprendere a novembre. La seconda ondata. Codogno e tutta Italia finiscono nuovamente in zona rossa. Con il vaccino a inizio 2021 arriva la speranza. La terza e la quarta ondata sono più leggere. Codogno è di nuovo in prima fila e si segnala come uno dei Comuni più virtuosi in Italia sul fronte dei vaccini. Il 93% di prime dosi e oltre il 70% di booster.