Attanasio un anno dopo, la moglie: “Luca è ancora con me”. Meloni: “Fare piena luce sulla sua morte”

22 Feb 2022 11:29 - di Alessandra Parisi

“Non sento la mancanza di Luca. Non so come spiegarlo. Luca è ancora con me. Non c’è fisicamente ma è ancora qui”. Così al Corriere della Sera Zakia Seddiki, la moglie di Luca Attanasio. Il giovane ambasciatore italiano ucciso in un agguato a Goma in Congo il 22 febbraio 2021. Insieme al carabiniere della scorta Vittorio Iacovacci e all’autista congolese  in un attacco contro il convoglio Onu.

Attanasio, un anno dopo. Parla la moglie

A un anno dalla morte la moglie, che si è trasferita a Roma insieme alle tre loro figlie, sottolinea la presenza quotidiana del marito.  “A casa nostra tutti i giorni si parla di Luca. Questo aiuterà le bambine a superare la mancanza fisica del padre”. Tornare a Roma era quello che la coppia avrebbe voluto fare con Luca per il futuro delle bimbe. Ma il destino ha voluto diversamente. Zakia confessa che “è ancora troppo”  presto per tornare in Congo per seguire il progetto della fondazione Mama Sofia , voluto dall’ambasciatore. Cha oggi opererà anche in Italia. “Portando avanti anche i valori di Luca”, aggiunge la moglie.

In Congo la fondazione Mama Sofia

La fondazione nasce per seguire i bambini di strada, in Congo, l’ultimo Paese dove Attanasio ha lavorato. Si occupa principalmente di dare loro istruzione e formazione. “Poi – racconta la signora Attanasio –  abbiamo allargato i progetti, con una rete in Congo di 14 organizzazioni impegnate nei diritti dell’infanzia. È stato Luca che ha creato questa rete e la seguiva molto da vicino”. Il profilo dell’ambasciatore è quello di un uomo mite ma appassionat0 e di rara umanità. Era un diplomatico, sì, ma soprattutto umano. “In Italia ci occuperemo delle persone che soffrono, non soltanto di bambini. Ad esempio siamo stati contattati da Rita, una donna disabile siciliana. Lavoreremo perché possa vedere rispettati tutti i suoi diritti”.

Meloni: fare piena luce sulla morte

“Un anno fa, in un attacco in Congo contro un convoglio Onu, l’Italia perdeva due coraggiosi rappresentanti della nostra nazione”. Così Giorgia Meloni dal suo profilo Facebok, ricordando l’ambasciatore Luca Attanasio e il carabiniere Vittorio Iacovacci. “Oggi continuiamo a chiedere che venga fatta piena luce e giustizia sul loro sacrificio”, scrive la leader di Fratelli d’Italia. “Lo dobbiamo ai familiari, agli amici, a tutte quelle persone che ogni giorno si impegnano con la stessa dedizione per aiutare gli altri e onorare l’Italia nel mondo”.

Uccisi per 50mila dollari non dati?

Sarebbero stati uccisi per 50mila dollari non dati. Il gruppo di banditi che assalì il convoglio, in base a quanto emerge dalle carte dell’indagine della Procura di Roma, aveva chiesto quella cifra. Ma i passeggeri – secondo la ricostruzione del Corsera –  non avevano quel denaro e l’imboscata si è trasformata nel tragico tentativo di sequestro a scopo di estorsione. Nei giorni scorsi i pm hanno chiuso l’inchiesta a carico di Rocco Leone, vicedirettore del Pam, il programma alimentare dell’Onu. E  del suo collaboratore Mansour Rwagaza. Nei loro confronti l’accusa è di omicidio colposo per non avere rispettato i protocolli di sicurezza nella preparazione della missione di Attanasio. 

Il papà di Luca: la dinamica è ancora nebulosa

Frena il papà dell’ambasciatore. “Le indagini sono tutt’ora in corso. Tutta la dinamica dell’ accaduto è ancora nebulosa. Quello che abbiamo letto sui giornali oggi è una pura ricostruzione. Il nostro avvocato sta adesso studiando gli atti”, taglia corto Salvatore Attanasio.

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