Traffico d’influenze: l’inafferrabile reato inasprito dai grillini e che ora ha colpito Grillo

18 Gen 2022 18:06 - di Michele Pezza
Grillo

Fa bene Guido Crosetto a bollare il reato di traffico di influenze illecite, caduto oggi a mo’ di tegola sulla testa di Beppe Grillo come «assurdo, indefinito, arbitrario». E ancora meglio fa a sottolineare che rappresenta «un modo facile per “sporcare” un nemico politico, “richiamarlo all’ordine”, in un Paese dove un avviso di garanzia è condanna». Tutto vero. Al posto suo, tuttavia, avremmo aggiunto che non è questo il caso per scomodare le Procure politicizzate. Perché la responsabilità dell’esistenza di un reato tanto inafferrabile non è della magistratura bensì del Parlamento.

Nel 2019 Bonafede aumentò la pena

Furono le Camere, nel 2012, a consentire al governo Monti di introdurre una norma da cui oggi tutti (o quasi) prendono le distanze. Ma tant’è: in quell’epoca, già spopolava il “lo vuole l’Europa” assurto oggi a inviolabile tabù. Nel caso del traffico illecito d’influenze, a reclamarne l’introduzione nel nostro Codice penale erano soprattutto alcune Convenzioni internazionali. E a tanto provvide la guardasigilli pro-tempore Paola Severino, alla cui opera si sarebbe aggiunto anni dopo il ritocchino in termini di aumento di pena di Alfonso Bonafede. Mai – c’è da scommettere – l’ex-ministro avrebbe immaginato che un giorno quel reato si sarebbe ritorto contro Grillo.

Il silenzio del M5S su Grillo

E forse è anche questo il motivo del silenzio opposto dai 5Stelle alla disavventura giudiziaria occorsa al loro capo supremo. Nulla di più facile che nelle prossime ore ritrovino la parola per spacciare come un’ulteriore tappa della loro crescita politica l’iscrizione dell’Elevato nel registro degli indagati. Magari accadesse. Almeno realizzerebbero una volta per tutte che le sventagliate di onestà-tà-tà-tà o i proclami su «apriscatole» e «Palazzo trasparente» funzionano come demagogiche banalità non come programma di governo. Già, visto oggi il Grillo innalzato dal Vaffa come tsunami purificatore della vecchia politica non è più neanche un ricordo: è una barzelletta.

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