Suppletive di Roma, D’Elia vince con spiccioli di votanti: i big Pd se la ridono, ma vince l’astensione
Suppletive di Roma, vittoria di Pirro di Cecilia D’Elia: il vero trionfatore è l’astensionismo. La dem si afferma con solo l’11% dei votanti. Dopo polemiche e sgambetti a sinistra, le suppletive di Roma Centro per il seggio lasciato vacante dall’elezione di Roberto Gualtieri a sindaco della capitale, sono faticosamente arrivate a un epilogo. Un finale da reality elettorale, che ha visto l’elezione di Cecilia D’Elia (Pd) al collegio uninominale Lazio 1 (Roma-Quartiere Trionfale). Secondo i dati definitivi del Viminale, quando è stato completato lo scrutinio di tutte le 218 sezioni, la D’Elia ha ottenuto complessivamente 12.401 voti e il 59,43% delle preferenze. Una spicciolata di voti che le sono valsi l’affermazione.
Suppletive di Roma, la vittoria di Pirro di Cecilia D’Elia
A seguire, Simonetta Matone, (Lega, Fratelli d’Italia e Forza Italia) con 4.678 voti, pari al 22,42%, che precede Valerio Casini (Iv) con il 12,93%. Beatrice Gamberini (Potere al popolo) con il 3,24%. E Lorenzo Vanni (Il N-“uovo” mondo io per tutti tutti per noi Lorenzo Vanni) con l’1,97%. Al voto per assegnare il seggio alla Camera lasciato dal sindaco di Roma Roberto Gualtieri, ha preso parte appena l’11,33% degli aventi diritto: davvero pochissimi. «Grazie a tutte e tutti i romani che mi hanno dato fiducia», ha commentato di rigore la neo-eletta dem. Aggiungendo: «Metterò tutta me stessa per onorare la responsabilità di questo nuovo impegno in un momento così delicato per il nostro Paese». Un ringraziamento che Cecilia D’Elia, che diventa la grande elettrice numero 1.009 in Parlamento nella corsa al Quirinale, ha affidato in un post pubblicato sui social.
Suppletive di Roma, i big del Pd si mostrano sorridenti, ma…
L’astensionismo, già storicamente confermato per appuntamenti elettorali di questo tipo. E probabilmente accentuato dai timori del Covid e dalla giornata di sole, non ha certo scoraggiato l’establishment dem, accorso compatto alle urne dopo le polemiche che hanno dilaniato la sinistra nella campagna pre-elettorale, sin dai giorni della scelta del candidato. In mattinata, infatti, diversi big del Partito Democratico via social hanno fatto sapere di aver votato: dal commissario europeo per gli Affari Economici Paolo Gentiloni. Al segretario del Pd Enrico Letta. Fino al governatore del Lazio Nicola Zingaretti. Tra i primi a congratularsi, insieme al sindaco Gualtieri, dell’obiettivo raggiunto dalla loro concorrente.
Il reality show della campagna elettorale sull’alibi del “campo largo”
E per una competizione politica sottotono, che ha destato l’attenzione – ma non certo la partecipazione, come si evince dal forte astensionismo – più degli addetti ai lavori interessati in prima persona, che degli elettori. Una vicenda davvero da reality show che ha creato scompiglio da subito. Da quando, archiviata la nomination di Conte, se non fosse stato per la reazione piccata di Calenda sulle candidature – (alla faccia del campo largo, Letta e il Pd prima hanno tentato di far passare una candidatura grillina, poi si sono chiusi nelle loro stanze del Nazareno e hanno deciso in autonomia) – sarebbe finita prima ancora di cominciare.
Tutta la sinistra contro, da Letta a Calenda, e alla fine vince l’astensionismo
Una bagarre più che un confronto politico e elettorale che, non a caso, si è conclusa con un’altra rivendicazione piccata: quella di Renzi. Il quale, commentando l’esito delle suppletive, ha dichiarato: “Ci prendevano in giro sul 2%. Poi mettiamo il simbolo di Italia Viva alle politiche di Roma1 e prendiamo il 13%. e tutti lì a prendere le distanze o a rivendicare un pizzico di protagonismo in una competizione elettorale ridotta ai minimi termini. Snobbata da tutti. E decisa da una manciata di voti. Insomma, gli elettori lo hanno detto chiaro e tondo evitando le urne: c’è ben poco di cui congratularsi…