Quirinale: si tratta a oltranza: non sul Presidente, ma sul premier. Sarà “scheda bianca” anche oggi

25 Gen 2022 9:11 - di Michele Pezza
Quirinale

Grande è la confusione sotto il cielo dei Grandi elettori, ma la situazione – a dispetto della massima di Mao Tse Tung – non è affatto eccellente. Tutt’altro: alle ambizioni di diventare kingmaker dell’operazione Quirinale che pervade in eguale misura Matteo Salvini ed Enrico Letta (ma c’è anche Matteo Renzi), si è infatti aggiunto anche l’attivismo di Mario Draghi. Risultati: tutti parlano con tutti, ma senza metodo comune né orizzonte condiviso. Una maionese impazzita che lascia pochi dubbi a chi prevede che anche nella votazione odierna l’insalatiera di Montecitorio farà il pieno di schede bianche. Non deve stupire alla luce delle tante anomalie che caratterizzano questa elezione rispetto alle precedenti della storia repubblicana.

Quelle anomalie sulla strada verso il Quirinale

La più evidente è che per la prima volta ad aspirare al Quirinale c’è anche il premier in carica. Mai, inoltre, si era visto un gruppo Misto di proporzioni come l’attuale, come mai s’era visto il partito di maggioranza relativa in Parlamento (il M5S) non disporre di alcun nome. Mai, infine, era capitato che i Grandi elettori fossero chiamati a decidere, seppur indirettamente, del destino della legislatura con la consapevolezza per tanti di loro di non ritornare per effetto del taglio del numero delle poltrone disponibili. Questo è il clima. E questo spiega perché il vero assillo di queste ore non riguarda chi andrà al Quirinale, ma chi resterà a Palazzo Chigi. Draghi ormai non fa più mistero di voler traslocare e questo pone il problema.

Un nuovo patto di governo

Gli incontri in programma oggi serviranno perciò più a verificare la possibilità di un nuovo patto di governo che altro. Salvini vorrebbe un esecutivo ad alta intensità politica con dentro i leader. Letta non è d’accordo e contropropone un accordo sulle cose da fare, a cominciare dalla legge elettorale. I 5stelle sono pronti ad ingoiare tutto pur di non schiodare dalla poltrona mentre Forza Italia è ancora attestata sul “no” a Draghi, ma è pronta a trattare. Più complessa la posizione di FdI: Giorgia Meloni non disdegnerebbe il trasloco di Draghi al Quirinale perché vi intravede la possibilità di tornare alle urne. Ma l’attivismo di tutti gli altri lascia intendere che tale soluzione è possibile solo alla luce di un nuovo patto di governo: che sia nella direzione auspicata da Salvini o da Letta, è del tutto secondario.

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