Letta l’arrogante: “Il centrodestra non ha diritto di prelazione sui nomi. Berlusconi il più divisivo di tutti”

15 Gen 2022 12:37 - di Federica Argento
Letta

Enrico Letta fa l’arrogante. “Non c’è nessun diritto di precedenza che il centrodestra può vantare nell’indicare il presidente della Repubblica: si è confuso un atteggiamento rispettoso da parte nostra con un diritto che non c’è. Non è che il centrodestra debba semplicemente valutare l’equilibrio migliore al suo interno”. La direzione nazionale del Pd non muove di una virgola gli scenari per la corsa al Quirinale. L’unica costante sono i veti del segretario del Pd e il no netto alla candidatura di Silvio Berlusconi avanzata ieri dai leader del centrodestra dopo il summit.

Letta: “Berlusconi? Non esiste capo politico più divisivo di lui”

Letta si è soffermato più che altro sulle motivazioni che, stando al suo punto di vista, impedirebbero al centrodestra di fare da king maker per l’elezione del prossimo capo di Stato. “Sarebbe una scelta profondamente sbagliata come è sbagliata la logica dello ‘scoiattolo’ di cercare voti in una dinamica che non è quella del tempo che stiamo vivendo”. La direzione del Pd ha usato la strategia del “catenaccio” quasi unicamente per attaccare Berlusconi. Ma non è scattato il “contropiede”, Letta è stato evasivo quanto a proposta sul nome che il Pd porterà sul tavolo per il futuro del Colle: “Il Pd deve proporre un nome di un candidato al Colle? Mettere in campo nomi oggi vuole dire bruciare nomi che possono essere oggetto di veti: noi abbiamo intenzione di muoverci in una direzione costruttiva”. Da notare l’ossimoro: i veti li sta mettendo il Pd e la fase costruttiva non si vede.

Letta: “Sbaglia il centrodestra. Dal Pd solo veti”

Letta è ripetitivo e arrogante. Un egocentrismo senza limiti: “Quella del centrodestra è una scelta profondamente sbagliata: quella di candidare il capo politico più divisivo che possa esserci. Ogni capo politico è divisivo. Ma quando pensiamo a Silvio Berlusconi e alla storia di questi ultimi 25 anni è difficile pensare a un capo politico più divisivo di lui”. Al Quirinale serve “un nome in scia con lo straordinario settennato di Mattarella. Una figura istituzionale di garanzia, super partes. Non un capo politico, divisivo, ma una figura di unità”. Poi si è candidato a lord protettore del premier: “Proteggere la figura di Mario Draghi è fondamentale per la forza del nostro Paese. Ho l’impressione che si giochi come se potessimo permetterci di non avere, come stella polare, la carta fondamentale della credibilità di Draghi”.

“Cosa faremo alle prime tre votazioni”

Al netto dei tatticismi, però, Enrico Letta ha rivelato la sterilità della sua posizione, quando ha iniziato a ragionare del centrodestra, evitando di confrontarsi con i numeri, particolare non proprio secndario. Come si compoterà il Pd? “I grandi elettori sono convocati permanentemente”,  ha detto Enrico Letta a Gruppi e Direzione Pd parlando del Quirinale.  “Se le prime tre votazioni saranno senza accordo dobbiamo fare una scelta, insieme ai nostri alleati: se andremo votando scheda bianca o tutti insieme convergere su un nome. E poi come comportarci se il centrodestra continuerà in questa scelta, sbagliata, di puntare su Berlusconi”. Se per alleati intende i cinquestelle Letta è messo proprio male. La mia iniziativa è per un patto di legislatura che consenta al Paese di completare la legislatura nel tempo naturale: con il voto nella primavera del 2023; sull’elezione di un presidente della Repubblica super partes, di garanzia per tutti.Ognuno faccia una scelta di coraggio e generosità che verrà ripagato dagli italiani: ognuno esca da steccati e fortilizi”. Un invito che vale per gli altri, per il centrodestra, ma non per lui.

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