Giustizia, FdI: la riforma del voto del Csm è la priorità da indicare al nuovo Capo dello Stato

12 Gen 2022 16:43 - di Giorgia Castelli
FdI

La riforma del sistema di voto del Csm con l’introduzione del sorteggio sarà tra le prime questioni che Fratelli d’Italia presenterà al nuovo Capo dello Stato. È quanto emerso nel corso del convegno organizzato dai gruppi parlamentari di FdI in Senato “Riformare la giustizia, dallo scandalo di Magistratopoli alle riforme: le idee e le proposte di Fratelli d’Italia” e che è stata anche l’occasione per presentare le proposte sulla riforma della giustizia.

Riforma della giustizia: le proposte di FdI

Aprendo il primo panel “La riforma del processo penale, la riforma del processo civile, la magistratura onoraria”, il capogruppo alla Camera di FdI, Francesco Lollobrigida, ha ribadito che «si può contribuire al risanamento istituzionale stando all’opposizione in modo coerente. La mala giustizia ha condizionato le nostre vite e per questo intendiamo svolgere un ruolo propositivo senza avere la pretesa ideologica di come si debba fare l’avvocato o il magistrato ma dialogando con tutti per fare un lavoro di sintesi». Per Luca Ciriani, capogruppo di FdI in Senato, «di giustizia non si parla mai abbastanza. Le riforme messe in campo dal governo, che anche l’Europa ci chiede per il Pnrr, sono state deludenti, sia per il processo civile che per quello penale, e anche sulla prescrizione il problema è rimasto insoluto e rischia di mandare al macero molti processi. Infine c’è la riforma del Csm, lo scandalo Palamara non sembra servito a nulla e rimane la nostra proposta del sorteggio al posto dei meccanismi correntizi per dare al cittadino la certezza che il magistrato che lo giudicherà sarà scelto per i suoi meriti e non per i condizionamenti politici».

Il parere degli avvocati e della magistratura onoraria

Pollice verso dell’Unione delle Camere penali verso la riforma del processo penale con il presidente, l’avvocato Giandomenico Caiazza, che la giudica «un provvedimento pasticciato frutto di una mediazione politica che fotografa una maggioranza eterogenea e che ha prodotto un risultato molto al di sotto delle aspettative e nato per una esigenza di comunicazione politica». Invece, l’avvocato Antonio de Notaristefani, presidente dell’Unione Camere civili, osserva che «nella riforma della giustizia vengono stanziate ingenti risorse finanziarie per cui constatare che la riforma è deludente significa aggiungere che le risorse stavolta messe a disposizione stanno andando sprecate».
Sul fronte della magistratura onoraria il dott. Raimondo Orrù, presidente della Federazione dei magistrati onorari di tribunale, spiega che questa «nata inizialmente come appendice alla magistratura ordinaria, è oggi impiegata sistematicamente coi suoi 4800 magistrati grazie ai quali vengono smaltiti il 90 per cento dei processi penali e che complessivamente svolgono il 50 per cento di tutta l’attività giurisdizionale in Italia. Degli oltre 2,5 miliardi stanziati per la riforma della giustizia, neanche un euro è stato stanziato per la magistratura onoraria che non gode di alcun tipo di tutela, compresa quella previdenziale».

«Il rischio di una riforma incompiuta»

Per Carolina Varchi, deputato FdI e capogruppo in Commissione Giustizia alla Camera, «la riforma della giustizia, soprattutto quella penale, rischia di essere una grande incompiuta, non è peregrino che l’Europa chieda all’Italia che il processo penale duri di meno ma non vi può essere una vera riforma senza la separazione delle carriere nella magistratura. Non bastano le modifiche al codice di rito senza investimenti importanti, non si può pensare di risolvere i problemi della giustizia con soluzioni tampone invece di interventi reali». Anche per Ciro Maschio, deputato FdI e componente della Commissione Giustizia della Camera, «la riforma della giustizia ha creato un’alta aspettativa che poi è stata delusa. Si è fatta più comunicazione che fatti concreti, anche sulla riforma del processo civili, di cui c’è un gran bisogno, si è puntato più sul riformare il rito che sul sistema nel suo complesso».

«La riforma Cartabia rischia di aggravare i tempi della giustizia»

Critico sulla riforma della giustizia anche il senatore di FdI Alberto Balboni, vicepresidente della commissione Giustizia a Palazzo Madama, per il quale «la riforma Cartabia rischia di aggravare e non diminuire i tempi della giustizia, sia civile che penale. Consideriamo inoltre che senza la magistratura onoraria non si terrebbero più i processi penali davanti al giudice ordinario e quello che questo governo è stato in grado di fare con una norma è di parificare i magistrati onorari, che svolgono attività giurisdizionale, al personale amministrativo, per noi tutto questo è inaccettabile. Non è degno di uno stato di diritto che questi magistrati onorari non abbiano alcuna tutala quando sono in realtà un pilastro fondamentale del nostro sistema giudiziario».

L’ordinamento giudiziario

Nel secondo panel, dal titolo “L’ordinamento giudiziario. Da magistratopoli alle proposte di riforma”, il direttore di Libero, Alessandro Sallusti, ha ricordato che «la riforma della giustizia non risolve alcun problema perché non vi è riforma che tenga se prima non si riforma il sistema giudiziario. Questo è un compito della politica che a furia di non procedere a fare questa riforma ha finito con il fare assumere alla magistratura un ruolo che non le compete, quello politico se non addirittura in alcuni casi quello legislativo, andando a coprire buchi nel sistema legislativo. Per questo è urgentissimo fare la riforma del sistema giudiziario. Per il presidente di Cultura e identità, Edoardo Syols Labini, «il tema della giustizia è un tema epocale», mentre per il procuratore capo di Vibo Valentia, Camillo Falvo, «la magistratura ha perso prestigio ed autorevolezza ed è necessario che li recuperi, serve una legge che liberi la magistratura dal peso delle correnti».

«Basta lo scontro tra giustizialisti e garantisti»

Infine, per il deputato di FdI Andrea Delmastro, responsabile Dipartimento Giustizia di FdI, «è necessario abbandonare lo scontro tra giustizialisti e garantisti e riformare radicalmente la magistratura, separando le carriere fra magistrato giudicante e quello inquirente. Abbiamo proposto il sorteggio per le nomine nel Csm per eradicare quel correntismo e quella partitocrazia che tanto male hanno fatto alla giustizia italiana, l’ipotesi che per eleggere il Csm si debbano fare preferenze multiple con valore decrescente mi sembra la sublimazione del metodo Palamara e quindi la ricetta Cartabia è una ricetta che respingiamo».

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