Napoli, giustizia fatta dopo 14 anni: Marco Nonno (FdI) assolto dall’accusa di devastazione

11 Gen 2022 18:06 - di Redazione
Marco Nonno

La Corte di Appello di Napoli ha assolto il consigliere regionale della Campania Marco Nonno, storico esponente della destra partenopea ora in Fratelli d’Italia, dall’accusa di devastazione. I fatti incriminati si riferiscono ai disordini scoppiati nel gennaio del 2008 nel quartiere Pianura (periferia nord di Napoli) a seguito della decisione di riaprire in contrada Pisani la dismessa discarica di rifiuti. All’epoca la Campania era in piena emergenza, con l’immondizia che lambiva i primi piani dei palazzi. E Pianura aveva già pagato un tributo enorme alla soluzione del problema, ospitando proprio la discarica che ora il Commissariato per l’emergenza (in realtà il sindaco Iervolino e il governatore Bassolino) voleva riattivare.

Marco Nonno guidò la rivolta di Pianura contro la discarica

Una seconda vita dell’invaso per ri-accogliere l’immondizia di mezza regione sembrò ai residenti un’ingiustizia insopportabile. Immediata scoppiò la protesta, che registrò episodi di vera e propria guerriglia urbana, con blocchi stradali e bus dati alle fiamme. La linea dura prevalse ottenendo la revoca della decisione. Marco Nonno, difeso dagli avvocati Giovanni Bellerè e Massimo Fumo, era tra i capi della rivolta. La sentenza di primo grado, nel maggio del 2014, lo condannò a 8 anni e mezzo di reclusione. Alla sbarra con lui, anche esponenti dei gruppi ultrà del tifo partenopeo e “palazzinari” dediti all’abusivismo edilizio.

Ribaltata la sentenza di primo grado

Per l’accusa, politici (cioè Nonno), tifo organizzato e costruttori avevano siglato un patto finalizzato ad impedire con la violenza la riapertura della discarica. Non per difendere il quartiere, secondo i pm, ma per proteggere gli interessi degli imprenditori fatalmente compromessi dalla presenza di una discarica attiva sul territorio. Ipotesi completamente ribaltata dal verdetto della Corte di Appello, che ha assolto Marco Nonno dal reato di devastazione, limitandosi a comminargli due anni, con pena sospesa, per resistenza a pubblico ufficiale. Un’imputazione tutto sommato politica, e che certamente resterà impressa nel curriculum dell’esponente di FdI come la cicatrice di un combattimento vittorioso.

Commenti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *