Wikileaks, Assange potrà essere estradato negli Usa. L’Alta Corte di Londra ribalta il verdetto
Julian Assange potrà essere estradato negli Stati Uniti dove è accusato di spionaggio per le rivelazioni di Wikileaks. Lo ha stabilito l’Alta Corte britannica rovesciando così la precedente sentenza con cui lo scorso gennaio la giudice distrettuale Vanessa Baraitser aveva detto che Assange non poteva essere estradato per preoccupazioni per la salute mentale e il rischio che si suicidasse in prigione.
Assange, le rassicurazioni di Washington
Il giudice capo della Alta Corte britannica, Lord Burnett ha affermato che il “rischio” che Julian Assange sia sottoposto a troppo rigide condizioni di detenzione “è stato escluso dalle assicurazioni che sono state offerte” dagli Stati Uniti.
Washington ha dato assicurazioni che Assange non verrebbe sottoposto a particolari restrizioni nelle carceri di massima sicurezza né prima né dopo il processo, a meno che non si rendano necessarie. «Siamo soddisfatti da queste assicurazioni» argomentano i giudici dell’Alta Corte affermando anche che se queste fossero state presentate alla giudice distrettuale che a gennaio ha negato l’estradizione “le avrebbe risposto in modo diverso alla questione”.
Assange potrà sempre appellarsi
«Questa conclusione è sufficiente a determinare che questo appello è in favore degli Stati Uniti», conclude poi la sentenza di Lord Burnett contro la quale comunque Assange potrà sempre appellarsi. Incriminato con 18 capi di imputazione, 17 dei quali che si rifanno all’Espionage Act, Assange rischia una condanna a 175 anni. Ma anche su questo fronte gli avvocati degli Usa hanno fornito rassicurazioni affermando che la condanna per aver pubblicato le migliaia di documenti top secret sulle guerra in Afghanistan ed Iraq potrebbe essere tra i 4 ed i sei anni.
«Grave errore giudiziario»
Per la compagna del giornalista, Stella Moris, membro del suo team difensivo, la decisione dell’Alta Corte è un “grave errore giudiziario”. La compagna lo ha scritto in un post pubblicato sull’account Twitter di Wikileaks.