Assange davanti ai giudici per la prima udienza del processo di estradizione in Usa

2 Mag 2019 14:32 - di Redazione
assange

A ventiquattrore dalla sentenza di condanna a 50 settimane di detenzione incassata per aver violato la libertà su cauzione, Julian Assange torna di nuovo davanti ai giudici britannici. Ma, stavolta, la posta in gioco è molto più alta: il fondatore di WikiLeaks è comparso, infatti, questa mattina davanti ai giudici del Tribunale di Westminster per partecipare all’udienza sulla richiesta di estradizione dalla Gran Bretagna avanzata dagli Stati Uniti che lo accusano di aver cospirato, assieme all’ex-analista dell’intelligence militare statunitense, Chelsea Manning, per far trapelare documenti riservati compromettenti nel 2010.
La procedura sull’estradizione, comunque, non sarà semplice né immediata. E potrebbe trascinarsi per molti mesi fra sentenze di vario grado, ricorsi e parere finale del governo britannico.
Il legale di Assange ha detto che il 47enne hacker australiano ha in programma di impugnare la richiesta di estradizione.
«Dal 2010 diciamo che il rischio è reale, e ora abbiamo una richiesta provvisoria di estradizione dagli Stati Uniti – ha detto l’avvocato Jennifer Robinson ai giornalisti – Il fulcro delle nostre energie sarà ora nel combattere questa richiesta».

Assange venne arrestato a Londra l’11 aprile scorso dopo la revoca della concessione dell’asilo da parte dell’Ecuador, che lo ha accusato di aver provato ad utilizzare l’ambasciata ecuadoriana a Londra, dove si era rifugiato, come «centro di spionaggio».
«Era un ospite a cui era stato offerto un trattamento dignitoso – ha sostenuto il presidente ecuadoregno, Lenin Moreno, intervistato dal Guardian – ma non c’è stato un principio di reciprocità nei confronti del Paese che lo ha accolto, né la disponibilità ad accettarne i protocolli. Il ritiro del suo asilo è avvenuto nel rigoroso rispetto del diritto internazionale».

Ieri, come detto, un Tribunale diverso, quello londinese di Southwark, lo ha condannato a 50 settimane di carcere per aver violato la libertà su cauzione nel 2012, quando si rifugiò nell’ambasciata ecuadoregna di Londra per evitare l’estradizione in Svezia, dove era accusato di stupro e violenza sessuale. Accuse che, poi, sono state successivamente archiviate.
Nell’udienza di ieri uno degli avvocati di Assange, Mark Summers, ha cercato di giustificare il suo cliente dall’accusa britannica di violazione dei termini della cauzione chiedendo un’attenuazione della condanna e sottolineandone il timore di essere estradato negli Usa e di non essere destinato a ricevere oltre Oceano alcun processo equo.

Proteste a sostegno di Assange sono state organizzate a Londra, Berlino e Parigi in concomitanza con l’inizio dell’udienza di oggi per la richiesta di estradizione verso gli Usa davanti ai giudici del Tribunale di Westminster.
Tra queste un evento “Siamo tutti Julian Assange” alla Porta di Brandeburgo nel centro di Berlino.
Dal canto suo, il sito web di WikiLeaks ha dichiarato che la condanna di Assange per aver infranto le condizioni della cauzione nel 2012 è «tanto scioccante quanto vendicativa».
«Abbiamo seri dubbi che riceverà un’udienza equa nel Regno Unito», ha twittato l’organizzazione fondata da Assange.

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