La Gran Bretagna dice no all’estradizione di Assange. “Negli Usa potrebbe suicidarsi”

4 Gen 2021 15:01 - di Redazione

Niente estradizione negli Usa per Julian Assange. La Gran Bretagna dice no. Lo ha stabilito  la giudice del tribunale di Londra Vanessa Baraitser. Citando il rischio di suicidio del fondatore di Wikileaks. L’estradizione sarebbe “pesante” a causa del suo stato di salute mentale.

Assange, la Gran Bretagna dice no all’estradizione

Negli Usa Assange è accusato di spionaggio e di aver violato le reti informatiche del governo. Fra il 2010 e il 2011 su Wikileaks erano stati pubblicati centinaia di migliaia di documenti sulle guerra in Afghanistan e Iraq. Ma anche dispacci dei diplomatici americani nel mondo.

“C’è il rischio di suicidio per il fondatore di Wikileaks”

La giudice ha respinto le argomentazioni della difesa secondo cui Assange è protetto dall’estradizione. Dall’istituto della libertà di parola sottolineando che “il suo comportamento costituirebbe un reato in questa giurisdizione. Che non lo proteggerebbe sulla base della libertà di parola”. Per il no all’estrazione è stato determinante il rischio di suicidio. Che, nel regime di isolamento a cui sarebbe probabilmente sottoposto negli Stati Uniti, si acuirebbe. Inoltre avrebbe “l’intelligenza e la determinazione” di portare a termine un tale atto. Con qualsiasi misura adottata dalle autorità carcerarie per prevenirlo.

Gli Usa hanno 15 giorni per ricorrere in appello

Ancora non è finita la battaglia di Assange per tornare libero da procedimenti giudiziari. Gli Stati uniti ricorreranno in appello contro il ‘no’ alla loro richiesta di estrazione (hanno due settimane di tempo per inoltrare la richiesta). La decisione finale sarà nelle mani del ministro degli Interni britannico e di una eventuale, ma non probabile, concessione del perdono da parte del presidente americano. Il pronunciamento di oggi all’Old Bailey di Londra, al termine di un procedimento iniziato lo scorso febbraio, e sospeso per mesi a causa dell’epidemia, potrebbe tuttavia rappresentare l'”inizio della fine” della vicenda giudiziaria a carico del fondatore di WikiLeaks, come ha scritto il Guardian

A Londra il giornalista australiano è stato processato con l’accusa di aver violato l’Espionage Act. Una legge americana draconiana del 1917 pensata per i traditori che passano informazioni al nemico. In questo caso alla Russia. E’ la prima volta nella storia degli Stati Uniti che viene usata contro un giornalista.

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