Quirinale, Alberoni: «Non mi interessa. Draghi? Un podestà. Potrebbe guidare la Federal Reserve»

6 Dic 2021 10:49 - di Eleonora Guerra
alberoni

Non gli «importa niente» del toto Quirinale e «non spera niente» rispetto a Palazzo Chigi, a partire dall’ipotesi che vi resti Mario Draghi, che vede un po’ come un «podestà». Francesco Alberoni, insomma, non entra nel dibattito che più di tutti tiene banco in politica, sebbene non si sottragga a un ragionamento ad ampio spettro sugli scenari rispetto ai quali però, avverte, bisogna capire cosa avverrà in Europa.

Il governo è forte «perché può scavalcare alcune volontà del Parlamento»

Intervistato da La Verità, Alberoni, partendo dalla questione Rai, si è soffermato in una lunga riflessione sul fallimento del M5S, che «non è stato più quello che aveva detto di essere» e la cui irrilevanza mostrata proprio dalla faccenda delle nomine Rai, a dispetto dei numeri che possono contare in Parlamento, «è la dimostrazione che questo è un governo forte perché può scavalcare alcune volontà del Parlamento o comunque ottenere un risultato con energia».

Per Alberoni Draghi è come un «podestà» medievale

Il ragionamento su Mario Draghi parte dal fatto che «non è un governante eletto». «È come quando nel medioevo – ha sottolineato Alberoni – le città arrivavano a un certo grado di disordine, di lite interna come tra Montecchi e Capuleti, e chiamavano uno dall’esterno a comandare, il podestà, il quale riusciva a fare cose con l’assenso di tutti, o per lo meno con l’assenso decisivo di molti». «Draghi in fondo – ha precisato il sociologo – è un personaggio che noi prendiamo dall’Europa, la sua forza sta nel fatto d’aver effettivamente salvato l’euro e di aver sovvenzionato i Paesi quando la politica delle banche tedesche era per l’austerità con conseguenti disoccupazione e aumento delle tasse. In realtà la politica di Draghi è keynesiana, spendi spendi spendi. E se non ne hai, si stampa moneta».

Il premier e «l’armonia con la Federal reserve»

Ma il premier può contare anche su un altro atout: «È andato in armonia con la Federal reserve americana, sono in rapporti più che ottimi. Credo – ha sottolineato Alberoni – che potrebbe andare addirittura a dirigere la Federal reserve… Ha scelto la politica della spesa mentre gli altri Paesi europei cercavano di imporre il rientro dal debito. I tedeschi hanno distrutto la Grecia e stavano affossando anche noi. Draghi, da solo, senza grandi appoggi, ha detto no, a questo punto spendo. E dove trovare i soldi? Comprando i buoni del tesoro italiani, francesi e quelli che non vuole nessuno, liberando così moneta. C’è voluto coraggio».

La scelta di Alberoni di candidarsi alle Europee con FdI

Sembra comunque di capire che l’approdo di Draghi a Palazzo Chigi non era esattamente tra i desiderata di Alberoni. Il sociologo non ne ha parlato direttamente, ma rispondendo a una domanda de La Verità sul perché decise di candidarsi con FdI alle europee ha chiarito che, dopo l’esperienza gialloverde, «volevo che si costruisse un altro tipo di governo». «Era il 2019. Non volevo che durasse il governo gialloverde, ero contrario alla combinazione di Matteo Salvini con i grillini. A questo punto, parlando con Giorgia e con Ignazio La Russa alla vigilia delle elezioni europee, mi hanno detto: “Franco, se ti presenti tu potremo superare la soglia del 4% che ci consente di avere deputati”. Mi sono candidato da indipendente capolista e l’ho fatto in piena tranquillità perché parlavo di me stesso e quindi dell’europeismo. In quell’epoca il grillismo aveva ancora un carattere anarchico comunista di disordine politico. Per questo mi presentavo: volevo che si costruisse un altro tipo di governo. Certo, non si è costituito quello che volevo io. E la Giorgia è partita».

Chi andrà al Quirinale? «Non me ne importa niente»

Una certa freddezza si ravvisa anche nelle riflessioni su Colle e Palazzo Chigi. Di chi andrà al Quirinale «non me ne importa niente». «Ho apprezzato diversi presidenti, di alcuni ero amico. L’unico che non ho conosciuto è proprio Mattarella», ha spiegato Alberoni, che alla domanda se spera che Draghi resti premier, ha replicato che «non spero niente perché non so che cosa avverrà in Europa». «È andata via la protagonista principale, la “Mutti” Merkel, una donna che ha gestito la situazione tra il comunismo e il liberalismo di metà della Germania. Angela Merkel è un personaggio importante e ora scompare, chi verrà, non lo so. In Francia Emmanuel Macron non è stato meglio di altri, ma anche lui se ne va. In Spagna c’è un sistema incerto, un Paese diviso anche geograficamente, una confederazione di Stati con una forza apparente che non si manifesta mai in pieno perché è divisa all’interno. Non è facile – ha concluso Alberoni – fare previsioni».

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