Presidenzialismo, lo vogliono due italiani su tre. La Russa: «La destra lo chiede da sempre»

6 Dic 2021 9:53 - di Sveva Ferri
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No alle maggioranze che si formano dopo il voto, sì a una soluzione elettorale per la quale «chi vince le elezioni governa, ma se il governo cade si fanno nuove elezioni, senza fare altri governi». A confermare che gli italiani sono stufi delle alchimie di palazzo è oggi il direttore di AnalisiPolitica Arnaldo Ferrari Nasi, che spiega come sia ormai il 56% degli italiani a chiedere il cambiamento e il 62% ad auspicare una legge elettorale sul modello di quella dei sindaci. Insomma, il presidenzialismo.

Le resistenze del centrosinistra al presidenzialismo

In un articolo a sua firma su Libero, intitolato «Gli italiani vogliono eleggere il premier», Ferrari Nasi ripercorre poi il posizionamento delle forze politiche rispetto all’opzione, della quale si parla ormai da anni. «Il centrodestra, il partito di Giorgia Meloni in testa (86%), è decisamente unito sulla questione; il centrosinistra no: contraria la sinistra-sinistra, col 32%; favorevoli i grillini col 68%; diviso a metà il Partito democratico, col 47% di contrari e il 46% di favorevoli».

Due italiani su tre vorrebbero la “legge dei sindaci”

Il modello proposto per il presidenzialismo, prosegue il direttore di AnalisiPolitica, è quello della “legge dei sindaci”, che «funziona, tutti capiscono e anche apprezzano». «Cercare di traslare questa legge sul piano nazionale, piace a praticamente due italiani su tre (62%). In questo caso, gli elettorati sono tutti concordi; chi più, Forza Italia (85%), chi meno, come i 5 Stelle (65%). Un’ipotesi che godrebbe di una sperimentazione che dura da quasi vent’ anni; un’ipotesi – conclude Ferrari Nasi – che godrebbe del consenso degli elettorati di tutte le forze politiche».

La Russa: «La destra è da sempre per il presidenzialismo»

Sul tema Libero ha anche intervistato Ignazio La Russa, che di sistemi elettorali parlerà sabato ad Atreju con Luciano Violante, Marcello Pera, Matteo Renzi, Sabino Cassese e il deputato di FdI Emanuele Prisco nel dibattito “Analisi, necessità e prospettive di una riforma dello Stato in senso presidenziale”, moderato da Alessandro Sallusti. «Noi siamo tradizionalmente per il presidenzialismo, cioè per far sì che i poteri dell’esecutivo siano nelle mani di un soggetto eletto dal popolo. Siamo per l’elezione diretta del Presidente della Repubblica e quindi anche del Presidente del Consiglio», ha ricordato La Russa, precisando che «io personalmente preferisco un presidenzialismo all’americana, ma non abbiamo mai escluso il modello francese: qui lasciamo aperto il dibattito politico».

Il tema della “sfiducia costruttiva”

Quanto al ritorno alle elezioni in caso di caduta del governo, il vicepresidente del Senato ha chiarito che «non è previsto dalla Costituzione, ma esiste l’istituto della “sfiducia costruttiva”». «Il solo modo per sfiduciare il vecchio governo è indicarne prima un altro. Certo – ha aggiunto – nella situazione in cui siamo, con norme sono spesso disattese, questa potrebbe anche essere una soluzione. Ma la nostra Costituzione in realtà prevede che il Capo dello Stato sciolga le Camere qualora constati che l’evidenza della maggioranza parlamentare non corrisponda più al corpo elettorale. E – ha sottolineato La Russa – non è così»

Il «sospetto» della pandemia come scusa per non votare

«Ora il Quirinale parte dalla necessità di avere una maggioranza comunque; ed è lì che si formano alleanze innaturali, tipo Berlusconi con Leu. Mattarella lo sa, è ricorso alla pandemia per prolungare lo Stato d’emergenza, indipendentemente dalla realtà nel Paese. Sicché mi viene il sospetto che qualcuno stia usando la pandemia per non andare al voto…», ha ragionato ancora La Russa, per il quale di Quirinale «se ne parla troppo. Così, dal Colle, si entra papi e si esce cardinali».

FdI punta su Berlusconi al Colle, ma serve un piano B

La linea di FdI, comunque, è chiara: «Nell’ultimo vertice con Forza Italia e Lega, Giorgia Meloni ha ribadito: il primo nostro candidato al Quirinale è Berlusconi, per lui il coronamento di una vita, per il centrodestra una grossa vittoria». Ma nel caso, come ipotizza il cronica «qualcosa andasse storto», allora «il centrodestra – ha ribadito il senatore di FdI – dev’essere davvero tutt’unito per un piano B, che al momento non c’è». Quanto ai vari scenari che si affastellano intorno al ruolo di Mario Draghi, La Russa ha ricordato che «non è detto che con Draghi al Quirinale si vada al voto, ma non è neanche detto che con Draghi a palazzo Chigi non si vada al voto».

La prospettiva delle urne con o senza Draghi al Quirinale

«Un nuovo Capo dello Stato, Draghi premier, si troverebbe in mezzo a continui scontri in maggioranza. E non si potrà in ogni caso non prendere in considerazione, Draghi o no al Quirinale, la possibilità di votare». «Direi che ci sono dal 50% di possibilità in su», ha spiegato La Russa, che alla domanda sui rapporti tra Meloni e Draghi ha risposto che si tratta di «rapporti da opposizione patriottica. Cordiali. Direi molto più cordiali di quelli che Draghi ha con qualcun altro della maggioranza».

Meloni premier? «L’idea c’è, ma non ci costruiamo le strategie»

E Meloni papabile Presidente del Consiglio, come scrive L’Economist? «Avendo lei la stessa dignità politica di altri candidati, non abbiamo assolutamente scartato l’idea. Ma non ci costruiamo strategie. Che invece – ha precisato La Russa – facciamo per allargare il centrodestra e, com’è naturale, la posizione di Fratelli d’Italia nel centrodestra stesso. Il grande errore di Gianfranco Fini ai tempi di Alleanza nazionale fu quello di concentrarsi sulle possibilità che uno del partito, cioè lui, diventasse Presidente del Consiglio. Snaturò se stesso e il partito».

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