Quirinale, Molinari (Lega) “corregge” Tajani: «Se Draghi va al Colle, non ci sono solo le urne»

6 Dic 2021 8:50 - di Michele Pezza
Molinari

La Lega si smarca da Forza Italia. E fa sapere che se Draghi ascendesse al Quirinale il ritorno alle urne non sarebbe automatico, come invece preconizzato dall’azzurro Antonio Tajani. «Eviti di evocare le urne, si creano tensioni inutili», avverte il capogruppo alla Camera Riccardo Molinari (nella foto) dal Corriere della Sera. Una replica, la sua, che ha l’impatto di un “frontale” con le dichiarazioni del numero due forzista. In tempi ordinari, la sortita del presidente dei deputati leghisti non avrebbe suscitato particolare apprensione.

Così il capogruppo Molinari al Corsera

Ma a poco più di un mese dalla convocazione del Parlamento per l’elezione del capo dello Stato le sue parole segnalano una novità nei rapporti tra Carroccio e Forza Italia. A nessuno può infatti che Tajani ha evocato alle urne per dare corpo alla candidatura di Berlusconi al Colle, così come concordato tra i leader del centrodestra (Giorgia Meloni compresa) nell’ultimo vertice a tre a Villa Grande. In tal senso stoppare sul nascere le manovre per assicurare un trapasso indolore a Palazzo Chigi tra Draghi (eletto al Quirinale) e uno tra i ministri Daniele Franco o Marta Cartabia è vitale. Al contrario Molinari sdogana lo schema.

«A Palazzo Chigi la Cartabia o Franco»

«Entrambi – risponde al Corriere – sono tecnici di alto profilo. Se dovesse profilarsi la necessità di varare un governo che accompagnasse il Paese al voto sono figure che potrebbero essere messe in campo». Musica celestiale per i peones che vogliono condurre la legislatura alla sua scadenza naturale. Ma rumore insopportabile per il Cavaliere che nelle parole di Molinari non può che leggere il disimpegno leghista sul Quirinale. Certo, l’ultima parola spetterà a Matteo Salvini e non è improbabile una sua “rettifica” delle parole del suo capogruppo già nelle prossime ore. Del resto, aspirando a guidare il centrodestra Salvini non può permettersi il lusso di farlo arrivare in ordine sparso all’appuntamento più importante dell’intera legislatura.

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