“Ha preso ‘na revolverata da dietro…”. Diabolik e quelle intercettazioni che incastrano il killer Calderon
“…perché è morto pure quello, a sede’ sulla panchina stava, a fuma’ la sigaretta, ha preso na revolverata qua dietro! E altri due de quelli la’ che hanno sparato, vabbè so morti quelli che hanno sparato a Leandro”. E’ quanto si legge in un’intercettazione riportata nell’ordinanza di convalida del fermo per Raul Esteban Calderon in cui il gip di Roma sottolinea come dalle parole di Enrico Bennato “si evince chiaramente il contesto di lotte tra gruppi, e l’attribuzione dell’omicidio di Fabrizio Piscitelli, detto Diabolik, al proprio gruppo”.
Diabolik e il killer argentino Raul Calderon
“Nella conversazione del 20 aprile è esplicita l’attribuzione a Raul Calderon dell’omicidio Piscitelli quale esecutore materiale. Parlando ancora degli omicidi già commessi e di quello in programma per il successivo mese di giugno, Enrico Bennato afferma espressamente che a uccidere Diabolik è stato ‘Francisco’ (soprannome di Calderon, ndr.), fatto noto a tutti pure se gli inquirenti non hanno le prove. “Mo Francisco do sta?” chiede l’interlocutore. “E’ scappato via, l’ho mandato via in Spagna. Non lo dì manco…lo sanno che l’ha ammazzato lui quello sulla spiaggia oh…ha ammazzato Diabolik. Lo sa tutta Roma… le guardie però non hanno le prove. Io so indagato oh! So indagato de Diabolik, mo a San Basilio e quello sulla spiaggia….”.
Le conclusioni del gip che indaga sul delitto di Fabrizio Piscitelli
“Le parole di Bennato appaiono particolarmente credibili – scrive il gip – non soltanto per il contesto riservato in cui sono pronunciate all’interno della propria abitazione e rivolte a persone di cui sembra avere piena fiducia ma anche perché egli confessa il proprio coinvolgimento in uno degli omicidi di cui stanno parlando, quello dell’albanese Sheajh e ‘accusa’ altresì il proprio fratello Leandro, quale mandante dell’omicidio Piscitelli”.
Il killer professionale entrato in azione a Roma
E’ acclarato che Calderon svolga la funzione di killer in maniera per così dire professionale”, scrive ancora il gip di Roma Tamara De Amicis nell’ordinanza sul presunto autore dell’omicidio di Fabrizio Piscitelli, alias ‘Diabolik’, ucciso il 7 agosto 2019 nel parco degli Acquedotti a Roma con un colpo di pistola.
“Ricorre in primo luogo il pericolo di fuga dell’indagato, in quanto si tratta di soggetto che, a parte ogni considerazione sulla sua nazionalità e sui suoi permanenti legami con il suo Paese di origine ha contatti continuativi con altri Paesi, in particolare con la Spagna, come emerge dal contenuto di un’intercettazione ambientale nella quale Bennato afferma di aver fatto temporaneamente allontanare da Roma Calderon con l’intento di farlo rientrare nel giro di un paio di mesi, in vista di un omicidio da compiere nel mese di giugno”, si legge nell’ordinanza.
Quella benda sul polpaccio a coprire un tatuaggio
A tradire il presunto killer di Diabolik è stato anche il tatuaggio sul polpaccio, coperto da una fasciatura durante i momenti dell’omicidio. “Un rilevante elemento per l’identificazione del sicario è la presenza di una fasciatura atta a coprire il polpaccio destro. Grazie ai filmati eseguiti dalla polizia giudiziaria il settembre 2019 si evidenziava che sulla gamba destra di Calderon comparivano due tatuaggi” si legge nell’ordinanza di convalida del fermo del gip.
“Sulla base di quanto rilevato durante il servizio è doveroso evidenziare che dalle immagini del video che ha documentato le fasi dell’omicidio di Piscitelli è emerso che il suo killer indossava una bandana verde, che copriva la capigliatura e una vistosa fascia bianca proprio al polpaccio destro idonea a nascondere la presenza di eventuali segni distintivi quali possono essere ad esempio i tatuaggi” scrive il gip.
“Anche la bandana verde a copertura di tutta la parte anteriore del capo è risultata idonea ad occultare l’attaccatura dei capelli nella parte frontale della testa, particolarmente stempiata e perciò in teoria agevolmente riconoscibile da possibili osservatori dell’azione” si legge nell’ordinanza.