Lo sfogo della Gismondo contro il «fanatismo dei vaccini»: «Chi parlava di cure è stato crocifisso»

22 Nov 2021 12:26 - di Gigliola Bardi
gismondo vaccini

Ha premesso di non volerla buttare in politica: «È un parere scientifico, noi come virologi possiamo dare dei consigli scientifici». Ma è chiaro che la critica di Maria Rita Gismondo sulla scelta, tutta politica, di puntare esclusivamente sui vaccini non può che andare a colpire la gestione della pandemia da parte del governo. «C’è stato un fanatismo dei vaccini», ha detto la direttrice del Laboratorio di microbiologia clinica, virologia e diagnostica delle bioemergenze dell’ospedale Sacco di Milano, ricordando che «chi parlava di cure è stato crocifisso».

I no vax sono «un problema, ma non l’unico»

Gismondo, ospite di Controcorrente su Rete 4, ha difeso senza tentennamenti i vaccini, che «hanno salvato vite», ma ha chiarito che non tutto si può esaurire in quel campo o con la messa sotto accusa del fronte no vax. «Noi – ha ricordato – abbiamo raggiunto un traguardo insperato con la vaccinazione. I no vax sono un problema, ma non l’unico», ha sottolineato la virologa, aggiungendo che ci sono state anche «gravi carenze». «Io – ha detto – più volte ho parlato della mancanza di terapie. In tutto questo periodo parlare di terapia è stato qualcosa di impossibile. Chi ne ha parlato, come me, auspicando che si autorizzassero terapie è stato veramente crocifisso».

Gismondo: «C’è stato un fanatismo dei vaccini»

«Abbiamo vissuto in un fanatismo dei vaccini, che sono utili, che hanno salvato vite: pare che si siano evitati 12mila decessi con i vaccini», ha proseguito Gismondo, sottolineando quindi che «è giusto che ci si vaccini». «Ma – ha avvertito –  c’è stata anche una errata comunicazione, innanzitutto facendo li vedere come sicuri al 100%, nessun effetto collaterale, funzioneranno e ci faranno uscire…». Questo tipo di comunicazione, ha sottolineato la virologa, «ha dato poi una serie di delusioni, perché è un virus a rna e muta, quindi possiamo avere delle varianti; abbiamo visto che i vaccini non sono il toccasana definitivo che noi auspicavamo, ma per i limiti stessi del virus».

Il no alle cure e il caso dei monoclonali spediti in Bulgaria

Quindi, per Gismondo, che qualche giorno fa si è anche detta a favore dell’obbligo vaccinale, «quello che avremmo dovuto fare era non aspettare, per esempio, che i monoclonali fossero rifiutati due volte da Aifa per essere autorizzati e dopo si è dovuta muovere tutta la comunità scientifica per mettere Aifa nella necessità di accettarli». Un ritardo che non è stato esente da gravi conseguenze. «Sapete – ha chiesto Gismondo rivolgendosi allo studio – che sei milioni di dosi di monoclonali andavano in scadenza e li abbiamo regalati alla Bulgaria, invece di utilizzarli per nostri pazienti?». «Quante vite avremmo potuto salvare?», è stata la domanda finale della virologa,c he meriterebbe una risposta rivolta non solo a lei.

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