“I vaccini non vanno bene”. Sulla variante Omicron il parere degli scienziati di Moderna è sconfortante

30 Nov 2021 8:48 - di Robert Perdicchi
I vaccini esistenti contro il Covid potrebbero essere molto meno efficaci contro la variante Omicron del virus. E' l'allarme lanciato dall'amministratore delegato di Moderna, Stephane Bancek,

I vaccini esistenti contro il Covid potrebbero essere molto meno efficaci contro la variante Omicron del virus. E’ l’allarme lanciato dall’amministratore delegato di Moderna, Stephane Bancek, in un’intervista al Financial Times, secondo il quale l’elevato numero di mutazioni del nuovo ceppo della proteina spike e la rapida diffusione della variante lasciano pensare che i vaccini attuali dovranno essere modificati il prossimo anno. “Penso che ci sarà un calo materiale (di efficacia, ndr). Non so quanto, perché dobbiamo aspettare i dati. Ma tutti gli scienziati con cui ho parlato….dicono, ‘questa cosa non va bene’“, ha detto.

Vaccini e Omicron, la Pfizer più ottimista

Parzialmente diverso il parere dei vertici dell’altro colosso internazionale dei vaccini, la Pfizerm su Omicron. “Il vaccino probabilmente non protegge dall’infezione perché abbiamo avuto dei casi, ma forse protegge dalla terapia intensiva. Ci sono più livelli di protezione: la positività, i sintomi, il ricovero in ospedale, la rianimazione. Ma la situazione è in continua evoluzione, molto difficile da prevedere. Vedo molti colleghi fare esternazioni più o meno rassicuranti ma sono solo speculazioni. Nessuno sa con esattezza cosa accadrà. Una cosa però si può dire: quando venne scoperta la variante Delta, molte persone corsero a vaccinarsi e fecero bene. Perché più persone si vaccinano e meno possibilità ha il virus di evolvere e mutare. E quindi di continuare a diffondersi”. Lo dice alla Stampa la vicepresidente senior di Pfizer-Biontech Katalin Karikó, la scienziata che ha creato l’Rna messaggero per i vaccini contro il coronavirus, aggiungendo che per capire se il siero servirà contro la variante Omicron, “serve un numero molto ampio di dati, che ad ora non abbiamo. Lo avremo nelle prossime settimane, in un tempo anche relativamente breve”.

La necessità di studiare i numeri complessivi

“Non sappiamo, per esempio – spiega la scienziata parlando anche con il Corriere della Sera – quanti dei contagiati in Sudafrica erano vaccinati, quanti di loro si sono ammalati, quanto gravemente. Se hai 1 o 2 casi, serve a poco: occorrono numeri alti. La verità è che per ora non sappiamo. Tutti guardano ai numeri dei contagi in crescita. Però sappiamo anche quante differenti varianti sono già comparse finora: un’altra sudafricana, una giapponese, l’inglese, l’indiana, la latino-americana, ce n’è stata una in California. Semplicemente, il virus evolve continuamente. Questo però non significa che per ogni variante serva un nuovo vaccino. Magari possiamo scoprire che è diminuita l’efficacia contro l’infezione, ma la protezione resta comunque molto alta contro la malattia”.

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