Caso Scieri, assolto l’ex-comandante della Folgore, Celentano. A giudizio due ex-caporali

29 Nov 2021 17:26 - di Paolo Lami

L’ex-comandante della Brigata Paracadutisti Folgore, Enrico Celentano e l’ex-aiutante maggiore Salvatore Romondia sono stati assolti dal giudice per l’udienza preliminare del Tribunale di Pisa, Pietro Murano, dall’accusa di favoreggiamento con la motivazione “perché il fatto non sussiste” – per loro la Procura aveva chiesto 4 anni – nell’ambito della vicenda giudiziaria che riguarda la morte di Emanuele Scieri, l’allievo paracadutista trovato senza vita, nella caserma Gamerra di Pisa, il 16 agosto 1999, tre giorni dopo il decesso.

Lo stesso giudice ha assolto, con la formula del rito abbreviato, per non aver commesso il fatto, anche l’ex-caporale della Folgore Andrea Antico di Rimini, anche lui indagato dalla Procura – che aveva chiesto 18 anni di reclusione – per omicidio volontario aggravato.

Il gup di Pisa ha, invece, rinviato a giudizio davanti alla Corte d’assise – il processo inizierà a Pisa il 4 aprile 2022 – gli ex-caporali della Folgore Alessandro Panella di Cerveteri, in provincia di Roma, e Luigi Zabara di Frosinone, entrambi accusati dell’omicidio volontario aggravato dell’allievo paracadutista.

Nato e residente a Siracusa, laureato in giurisprudenza, Emanuele Scieri ha 26 anni quando viene chiamato sotto le armi nel luglio del 1999.

Il ragazzo sta già svolgendo pratica in uno studio legale. Finito il Car, il Centro di addestramento reclute, a Firenze, Scieri viene trasferito alla caserma Gamerra con altri commilitoni il 13 agosto.

Dopo aver sistemato i bagagli in camerata esce insieme ad altri coetanei per una passeggiata nel centro di Pisa e rientra in caserma alle 22.15, ma al contrappello delle 23.45 non risponde.

Nonostante diversi colleghi riferiscano che è tornato in caserma, Scieri viene dato per non rientrato: a quell’ora probabilmente è già morto o è agonizzante.

Il cadavere resta ai piedi della scala di una torre di asciugatura dei paracadute – posto solitamente frequentato dagli ‘anziani‘ della caserma – per tre giorni. E viene ritrovato solo il 16 agosto.

Nell’estate del 2018 c’è il colpo di scena e una svolta nelle indagini, dopo che il caso era stato archiviato come suicidio: la Procura di Pisa arresta Alessandro Panella, caporale e capocamerata a cui era stato assegnato Scieri.

Vengono iscritti nel registro degli indagati anche Andrea Antico e Luigi Zabara.

Successivamente, vengono indagati anche i due ex-ufficiali paracadutisti, Enrico Celentano e Salvatore Romondia.

La pista da seguire, secondo la Procura di Pisa, sarebbe quella del nonnismo: secondo la Commissione di inchiesta parlamentare, istituita nel 2016 e conclusa a dicembre 2017, nella caserma “avvenivano gravi atti di violenza, non riconducibili a semplice goliardia“.

Secondo l’accusa, la sera del 13 agosto del 1999 i tre indagati dopo aver fatto spogliare e dopo aver picchiato Scieri, lo avrebbero obbligato a salire sulla torre di asciugatura e poi avrebbero fatto pressione con gli scarponi sulle nocche delle dita.

Di qui la caduta a terra della recluta e la fuga dei caporali.

Secondo i periti della famiglia Scieri, il giovane morì dopo qualche ora di agonia. Un soccorso immediato avrebbe potuto salvarlo è l’elemento alla base dell’accusa di omicidio volontario visto che il preterintenzionale si è prescritto nell’agosto 2017.

Nel giugno scorso Antico, nel corso dell’udienza preliminare, aveva fatto spontanee dichiarazioni leggendo una memoria difensiva con la quale aveva ribadito la sua innocenza..

Antico sostenne che lui partì il 12 agosto per una licenza terminato il servizio e che non era a Pisa quando Scieri fu ucciso e neppure tre giorni dopo quando fu ritrovato il cadavere. Il giudice Pietro Murano lo ha assolto per non aver commesso il fatto.

Ora la Procura, guidata dal procuratore capo Alessandro Crini, attende di leggere le motivazioni della sentenza per decidere su un eventuale ricorso.

“Siamo molto attoniti, frastornati. Onestamente rimane un processo indiziario. La sentenza non è quella che ci aspettavamo”, dice delusa Sofia Amoddio, avvocato, ex-parlamentare del Pd e già presidente della Commissione parlamentare d’inchiesta sulla morte del parà siracusano.

“Ho riesumato un caso dopo 18 anni dove c’erano indizi chiari, precisi e concordanti che portavano agli odierni imputati, i quali si sono resi responsabili di altre offese nei confronti di altri militari e poco dopo, all’avviso dell’accusa, avevano perpetrato questo omicidio di Emanuele Scieri – arriva a sostenere l’ex-parlamentare del Pd. – Aspettiamo tra 90 giorni le motivazioni, ma non oso pensare a come si senta la madre“.

“La situazione non è chiara ma certamente senti un certo disturbo, poiché, da tanti anni ti rendi conto che la giustizia non riesce a fare luce – afferma all’Adnkronos Isabella Guarino Scieri, la mamma di Emanuele. – Sono amareggiata, questo è il mio stato d’animo in questo momento”.

“Naturalmente – aggiunge Isabella Guarino Scieri – l’iter di questo processo è molto lungo. Sono anni che aspettiamo giustizia ma chiaramente ancora non riusciamo ad avere un risultato certo che faccia veramente luce su quanto successe a mio figlio“.

“Oltre quelli legali – osserva la madre di Emanuele Scieri – ci sono anche i giudizi etici. Dal punto di vista etico non credo che bastino sentenze per assolverli”. “Il ricordo di mio figlio – conclude – e’ sempre vivo. Non c’è un attimo della mia vita che lui non sia dentro di me. Sento poi l’affetto dei suoi amici e di quanti conoscevamo Emanuele“.

“Siamo delusi e amareggiati della sentenza di oggi – ha detto Francesco Scieri, fratello del paracadutista siciliano morto il 13 agosto 1999 – anche se continueremo a batterci per scrivere una pagina di verità sulla morte di Emanuele“.

“Il pronunciamento del giudice – sostiene Francesco Scieri – sembra smontare anche le conclusioni della Commissione parlamentare sul ruolo del presunto favoreggiamento dei due ufficiali. Resto convinto che loro, in questa vicenda, un ruolo lo abbiano avuto e anzi è inimmaginabile il contrario. Ciò che fa più male, però, è che tre imputati per un fatto così grave possano farla franca”.

“Sicuramente eravamo fiduciosi ma no, l’assoluzione non ce l’aspettavamo assolutamente. Fino all’ultimo siamo stati con la preoccupazione perché sulla questione c’è un grande punto interrogativo e ci preoccupava”, dice all’Adnkronos l’avvocato Francesco Virgore, difensore dell’ex-comandante della Folgore Enrico Celentano, accusato di favoreggiamento insieme all’ex-aiutante maggiore Salvatore Romondia.

“Non è finita, sicuramente ci sarà un appello – aggiunge il legale di Celentano – dobbiamo leggere le motivazioni e capire su cosa ha basato il suo convincimento il giudice. Letto quello, la tranquillità sarà maggiore. La decisione è importante soprattutto per come è venuta fuori l’assoluzione, non con formula dubitativa ma ben precisa perché il fatto non sussiste”.

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