Antagonisti, centri sociali, black bloc: cambia il nome, la sostanza è la stessa. L’ipocrisia della sinistra

7 Nov 2021 13:11 - di Fulvio Carro
centri sociali

“Fuoco alle frontiere” e “Cpr=lager”. Sono alcune delle scritte che spesso compaiono sui muri. Durante i cortei dei centri sociali, i manifestanti da sempre tirano uova di vernice, lanciano bottiglie e fanno esplodere petardi contro le forze dell’ordine. Ma per qualcuno non c’è scandalo, la sinistra preferisce tacere. Sono “ragazzi che sbagliano”. Tutt’al più, “estremisti”.

I militanti dei centri sociali e l’ipocrisia della sinistra

Caschi, passamontagna. Sbarre, bastoni e sassi. La storia di questi ultimi decenni lo insegna: gira e rigira a portarli sono sempre gli stessi, i militanti dei centri sociali. E a seconda dei casi si spostano a Roma, a Milano,a Torino. Dove c’è bisogno. O meglio, dove sentono odore di scontri. Nei periodi tranquilli pensano di decidere chi può parlare e chi no. A chi lanciare le uova e a chi le pietre. A chi gettare il letame. “Bravi ragazzi”, coccolati da alcuni sindaci, tollerati da alcune forze politiche. Vengono pure intervistati in tv. Microfono in mano offendono, insultano, pensano di essere i depositari della verità. Manifestano in nome della libertà di pensiero, anche se di pensiero ne hanno davvero poco. Pretendono però di tappare la bocca a chi ha idee diverse dalle loro, sempre con la scusa dell’antifascismo.

Senza regole e senza cultura

Non hanno regole, non conoscono nemmeno il nome di un filosofo, non sanno cosa sia l’Illuminismo e nemmeno il Romanticismo. Non distinguono Manzoni da Dante. In compenso, però, hanno imparato a memoria i testi dei rapper. Occupano con la prepotenza zone e appartamenti. «Diritto alla casa», dicono. «Diritto agli spazi», aggiungono con un linguaggio che non cambia da generazione a generazione. Identico, ripetitivo. Provengono dagli stessi ambienti, quelli perennemente sotto osservazione. Sì, li osservano. Ma tutto finisce lì.

Chiamateli con il loro nome: sono comunisti

Molti giornali evitano di dire quel che sono veramente, e cioè “militanti di sinistra”, pugno chiuso, falce e martello. In una parola: comunisti. E allora spunta il prontuario per evitare di chiamarli così: a seconda dei casi diventano anarchici, teste matte, sfascisti, antagonisti, No Tav, No global, resistenziali, ribelli. E soprattutto black bloc, il termine più comodo. Nove etichette per un solo vino. Il peggiore in commercio.

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