La débâcle sul ddl Zan fa esplodere la faida nel Pd: volano parole grosse ed è caccia ai “traditori”

29 Ott 2021 9:29 - di Luciana Delli Colli
ddl zan

All’esterno gli strali sono tutti per Matteo Renzi e Forza Italia, rei di aver partecipato a quei «giochi politici» che hanno affossato il ddl Zan. In realtà, il quadro che si è aperto davanti agli occhi di Enrico Letta, dopo la batosta sulla legge contro l’omotransfobia, mostra anche tutte le crepe interne al Pd. Il segretario dem, che in queste ore va lanciando anatemi contro i due partiti che si sarebbero sottratti ai patti (Iv) o a una collocazione in area moderata (Forza Italia), infatti, si ritrova a dover fronteggiare anche livori e sospetti che percorrono le correnti del suo partito. Il tutto nell’ampia cornice della partita per il Quirinale, che oggi appare assai più complicata di un paio di giorni fa.

Letta recrimina sui «giochini politici» intorno al ddl Zan

Non a caso Letta, nelle sue recriminazioni sui fatti del Senato, ora sposta in là il problema. Sul ddl Zan, ha detto, «è stata una prova generale dei giochi politici per il Quirinale», ma «io ribadisco: di Quirinale si parla l’anno prossimo, quando saremo vicini alla scadenza. Adesso, con tutte le cose davanti che ci sono, ci si concentri sulle cose da fare per il Paese e si evitino questi giochi o giochini politici, messaggi incrociati e in codice».

Si dice Iv e FI, si legge Pd

Gli attacchi del segretario dem, si diceva, sono nei confronti di Italia Viva e Forza Italia. «Si è sancita una rottura, anche una rottura di fiducia, a tutto campo. Con Italia Viva, ma complessivamente con la parte che ha votato in quel modo. Forza Italia dov’è? Forza Italia sta con Pillon e Orban? È la Forza Italia che sta nel Ppe, dove la Von der Leyen è la più dura avversaria di Orban?», ha incalzato Letta, puntando al colpo facile. Assai più spinosa da affrontare, infatti, appare la partita interna, con quei conti che proprio non tornano e che fanno traballare un po’ tutto, non solo i rapporti con e tra gli alleati effettivi o potenziali, ma anche quelli interni.

Sul ddl Zan sospetti e rancori tra le correnti Pd

L’affondo di Letta nei confronti di Italia Viva, infatti, come riferito dall’Adnkronos, ha creato qualche tensione in Base Riformista, l’area Guerini-Lotti del Pd. «Ci vedremo nei prossimi giorni per fare una valutazione», dice all’agenzia di stampa un big della componente dem che raccoglie il grosso dei parlamentari, soprattutto al Senato. La prossima settimana ci sarà anche una riunione del gruppo Pd a palazzo Madama. «Non ci saranno processi per la gestione del ddl Zan», è la rassicurazione della corrente, alla quale appartiene anche la capogruppo al Senato Simona Malpezzi, la quale a sua volta punta l’indice contro i renziani. Già da subito dopo la debacle sul ddl Zan, però, alcuni esponenti del partito, da Andrea Marcucci a Valeria Fedeli, hanno criticato la gestione del provvedimento. Il dito è puntato sui vertici del gruppo, da Malpezzi, appunto, al segretario d’aula Vincenzo D’Arienzo.

Lo sconforto di Bonino: «Dove hanno preso questi geni della matematica?»

«Finirà 148 a 141 per noi. Abbiamo previsto tutto fino a tarda notte», si riferisce fossero le assicurazioni ai senatori dem e anche degli altri gruppi a favore dello Zan. Tanto che, dopo il voto, c’è chi avrebbe sentito Emma Bonino chiedersi in che mani sia finito il Pd, «dove li hanno presi questi geni della matematica?».

 

 

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