Caso Di Donna, nuove grane per Conte: spuntano un generale dei servizi segreti e un senatore Udc

7 Ott 2021 11:34 - di Giovanni Pasero
caso Di Donna

Emergono nuove rivelazioni sull’avvocato Luca Di Donna, il fedelissimo di Giuseppe Conte indagato per “traffico di influenze”. Un’inchiesta che potrebbe avere ripercussioni pesantissime sulla credibilità dell’ex premier. In particolare, potrebbe mettere a rischio la leadership di Conte sul Movimento 5 Stelle.

Gli ultimi sviluppi riferiscono, infatti, di aspetti che, al di là della rilevanza giudiziaria, lasciano intendere un intreccio di poteri che vedono tra i protagonisti anche i vertici dei servizi segreti. Servizi che, nel periodo su cui investiga la Procura, erano controllati proprio da Conte.  Insomma,  mancano di quel termine tanto caro ai grilini: la trasparenza.

Nel caso Di Donna Conte rischia la sua credibilità coi 5 Stelle

Quali sono i fatti? La certezza è che l’ascesa di Giuseppe Conte – con cui l’avvocato Di Donna condivide lo stretto legame con il professore Guido Alpa – le «parcelle» del 42enne avvocato d’affari della Capitale sono state consistenti.
Gli intercettati parlano di Di Donna come di un nome in grado di aprire le porte agli affari con la pubblica amministrazione, secondo l’accusa. Secondo i pm con gli avvocati Giancarlo Esposito e Valerio De Luca, l’avvocato Di Donna avrebbe sfruttato «relazioni con soggetti incardinati ai vertici di istituzioni pubbliche e strutture appaltanti» proponendosi ad aziende private come il passepartout necessario per poter accedere agli affari con lo Stato, dalla struttura dell’ex commissario Domenico Arcuri, a Invitalia, fino al ministero dello Sviluppo economico.

Il senatore Udc svela: “Mi arrivò una telefonata per cercare responsabili per il Conte bis”

Per capire quanto Di Donna sarebbe stato addentro i palazzi del potere, oggi fonti qualificate ricordano che il suo nome sarebbe arrivato fino in Parlamento. Nei giorni cruciali della crisi di governo del Conte 2. Era la “stagione della caccia” ai responsabili per salvare il governo Conte. «Arrivavano chiamate da qualsiasi mondo». E almeno due senatori si sarebbero trovati dall’altro capo del telefono degli intermediari in cerca di «costruttori», che avrebbero dichiarato di agire proprio per conto di Di Donna. Uno dei due, Antonio Saccone, Udc, ha confermato al Giornale: «Non mi ha chiamato direttamente ma attraverso dei miei amici, che a suo nome (quello di Di Donna, ndr), mi hanno chiesto di dare una mano a Conte».

Buini, l’imprenditore da cui è partita l’inchiesta per traffico di influenze, racconta invece al Corriere che «quel giorno nello studio Alpa con Esposito e Di Donna c’erano anche due generali». Secondo alcuni giornali uno era il generale Enrico Tedeschi, il capo di gabinetto dell’Aise. La domanda che anche gli inquirenti si pongono: all’Aise sapevano che Tedeschi aveva contatti con un fedelissimo di Conte come Di Donna?

 

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