Roma, orrore al campo nomadi di Tor Sapienza: bimbo rom massacrato di botte dalla madre e dai fratelli

1 Set 2021 11:38 - di Natalia Delfino
bimbo rom

Picchiato con brutalità dalle madre e dai fratelli per costringerlo a frugare nei cassonetti. È la storia di un bimbo rom di 11 anni, che alla fine ha trovato il coraggio di denunciare i suoi aguzzini, rivolgendosi ai carabinieri. Il caso arriva da Roma, dal campo nomadi abusivo di Tor Sapienza, uno dei tanti che puntellano la Capitale, tra notizie ricorrenti di degrado oltre ogni limite, roghi tossici, spaccio di droga e sfruttamento dei minori, anche ai fini di prostituzione.

L’orrore nel campo nomadi di Tor Sapienza

Il bimbo, come riferito da Leggo, ha deciso di denunciare i familiari dopo quattro anni di torture, tra pestaggi, che avvenivano anche se si addormentava, e vessazioni. Il bambino, dopo essersi recato alla caserma San Basilio, ha riferito agli uomini dell’arma che alla fine delle elementari avrebbe voluto continuare la scuola, ma gli è stato impedito perché doveva andare a “lavorare”, ovvero a frugare nei cassonetti alla ricerca di materiali come ferro e rame. Se si rifiutava erano botte, con la madre, una cittadina romena di 36 anni, che intimava ai fratelli di pestarlo o che provvedeva lei stessa a riempirlo di calci e pugni ovunque. Sulla pancia, sul viso, sulla schiena.

Il drammatico racconto del bimbo rom

Leggo riferisce che i carabinieri si sono trovati davanti un bambino pieno di lividi, che sembrava più piccolo della sua età. Nell’interrogatorio, avvenuto in forma protetta con l’ausilio di una psicologa, il piccolo ha raccontato tra le lacrime che «mia madre mi mena a calci e pugni in testa e dietro la schiena se mi rifiuto di andare a cercare il ferro e il rame in giro per i cassonetti. Dopo la quinta elementare volevo continuare a studiare ma non mi hanno voluto più mandare a scuola per farmi lavorare. Non posso nemmeno riposarmi perché mia madre mi picchia se dormo».

La madre portata a Rebibbia

Le violenze e i maltrattamenti subiti dal bambino hanno poi costituito la base per l’ordinanza di custodia in carcere emanata per la madre, ora detenuta a Rebibbia. Ma il caso riferito da Leggo resta in qualche modo aperto, perché ci interroga tutti sulle condizioni di vita dei piccoli rom dentro e fuori quelle aree franche di fatto che sono i campi nomadi, dove non si sa se e quanti bambini siano costretti a vivere lo stesso orrore dell’11enne, senza riuscire a trovare il suo coraggio per denunciare.

Meloni: «Una storia atroce per troppi minori innocenti»

Sulla vicenda è intervenuta Giorgia Meloni, con un post sulla sua pagina Facebook. «Trattato al pari di uno schiavo: obbligato a rubare ferro e rame e a fare l’elemosina. E se si addormentava, erano botte. Una storia atroce, che riguarda troppi minori innocenti utilizzati dalle loro famiglie per portare soldi sporchi. Mi auguro – ha scritto la leader di FdI – che questa signora paghi duramente per i maltrattamenti inflitti a suo figlio e che il piccolo ora possa avere un futuro migliore».

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