La «nipote di Moubarak» e la figlia della Boccassini: quando la nemesi ha il volto del Cav

10 Set 2021 13:04 - di Francesca De Ambra
Boccassini

Un uomo falciato da uno scooter sulle strisce pedonali non dovrebbe mai diventare motivo di polemica. Ancor di più se a guidarlo era una ragazza che porterà per sempre con sé il ricordo di quella tragica serata. Ma diventa inevitabile se la ragazza è una figlia di e più d’un dubbio s’impone considerato lo scarso rigore investigativo evidenziato nei rilievi post-incidente. Tanto più che la madre della ragazza si chiama Ilda Boccassini, oggi in pensione dopo essere stata procuratore aggiunto a Milano. Non c’era lei quella sera del 3 ottobre del 2018 a correre in via Montenero, nel cuore di Milano. C’era però il marito Alberto Nobili, capo del pool antiterrorismo. E con lui una presenza irrituale, quella di Marco Ciacci, il capo della Polizia municipale.

La Boccassini indagò Berlusconi per la telefonata in questura

È stato il primo a dare la notizia al secondo, sebbene questi poi ridimensionerà il senso di quella chiamata affermando che si trovava già in quella in direzione in compagnia della propria meglio. Cercavano un ristorante nella zona. Sul posto accorrono anche gli specialisti del Radiomobile, per gli accertamenti di rito. Ma stranamente non procedono con l’etilometro né provvedono ad accertare l’eventuale assunzioni di droghe. Una decisione che lascia perplessi molti vigili, come racconta il Giornale nel riportare un brano tratta dalla chat dei ghisa. «Io – scrive uno – ho rilevato anche tripli mortali e non ho mai visto un comandante sul posto». Nel caso della figlia dei magistrati Boccassini e Nobili  invece c’era. E oggi c’è chi ricorda che in passato Ciacci aveva già collaborato in passato con l’ex-procuratore aggiunto.

Ora è “Ilda la Rossa” a doversi difendere

Anche per questo, sulla scorta dell’esposto a firma dell’ex-comandante Antonio Barbato, la Procura di Brescia indaga i signori Nobili (marito e moglie) e Ciacci. La Procura ha già chiesto l’archiviazione (Barbato ha già annunciato opposizione), sulla quale deciderà il gip. Al momento, dunque, nessuno può parlare di pressioni indebite da parte del terzetto dopo quel mortale incidente. Ma non si può fare a meno di scorgere in questa vicenda l’indizio di un destinocapriccioso. La Boccassini è infatti la stessa pm che indagò Silvio Berlusconi per la telefonata alla questura di Milano con cui chiese il rilascio della «nipote di Moubarak», in realtà la marocchina Ruby Rubacuori lì trattenuta in stato di fermo. Concussione fu l’accusa. Nella sua requisitoria, Ilda la Rossa (per i capelli e non per la toga) non esitò a definire «accerchiamento militare» le pressioni arrivate dall’entourage di Arcore. Oggi, invece, l’indagata è lei. Quasi una nemesi a pensare che l’eclissi politica del Cavaliere è cominciata proprio così.

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