Italiani, 50enni, cani sciolti: chi sono i no vax che vagheggiavano di far esplodere il Parlamento

9 Set 2021 18:47 - di Redazione
no vax

Italiani, cinquantenni, di estrazione sociale medio bassa, senza alcun legame con gruppi politici organizzati, di destra o di sinistra, né con l’area anarchica. Dunque, cani sciolti. È l’identikit degli otto membri della chat Telegram no vax “I guerrieri” indagati dalla Procura di Milano per istigazione a delinquere aggravata, poiché nel gruppo, che contava oltre 200 iscritti, si incentivavano azioni violente contro obiettivi istituzionali.

Chi sono gli 8 no vax indagati dalla Procura di Milano

Gli otto non si erano mai incontrati tra loro, ma pianificavano di farlo prima della manifestazione contro il Green pass di Roma dell’11 e 12 settembre. Si tratta di cinque uomini e tre donne, tutti intorno ai 50 anni, tranne un uomo di 33 anni. Due di loro, tra cui il creatore della chat, sono milanesi, due i romani, uno di Bergamo, uno di Reggio Emilia e poi due veneti, da Padova e Venezia. A una delle donne, una simpatizzante dell’indipendentismo veneto, nel 2019 era stato ritirato il porto d’armi per uso sportivo per problematiche psichiatriche.

Complottisti senza legami con gruppi politici organizzati

Italiani, di estrazione sociale medio bassa, sono disoccupati, operai, dipendenti di catene commerciali e il custode di un condominio. Nessuno è risultato avere legami con gruppi politici organizzati di destra o sinistra, né con l’ala anarchica o con altri attivisti no vax indagati. Inoltre, alle manifestazioni contro il Green pass estive o non hanno partecipato o lo hanno fatto in modo defilato, tanto che nessuna di loro era stata identificata dalla polizia. Ad accomunarli c’era l’impostazione, oltre che no vax, complottista. Partite dalle teorie secondo cui vip e politici si erano fatti iniettare in realtà soluzione fisiologica invece del vaccino, le discussioni sono poi degenerate fino alla previsione di compiere attacchi alle istituzioni.

«Non dobbiamo solo scrivere, dobbiamo darci da fare»

«Non dobbiamo solo scrivere, dobbiamo darci da fare», si esortavano in chat. Nel mirino le forze dell’ordine, il governo e soprattutto i giornalisti. Tra le azioni congetturate quella di dare fuoco ai furgoni delle tv o di far scoppiare il Parlamento, facendo brillare da remoto una bomba con un drone. E poi c’erano la corsa ad armarsi. Uno dei perquisiti, un bergamasco, deteneva regolarmente due pistole per uso sportivo, ma stava cercando di acquistare altre armi su internet, con l’obiettivo, ha detto ai poliziotti, di «migliorare la sua collezione». Un altro aveva acquistato online due tirapugni, mentre l’utente di Reggio Emilia in casa aveva katane, sfollagente e spray al peperoncino. Nel gruppo poi esageravano anche a descrivere il loro arsenale, per incitare gli altri membri ad armarsi, anche con molotov, per la manifestazione nella Capitale.

Le chat no vax? «Camere d’odio in cui esplode il peggio»

Quella dei “guerrieri” è l’unica chat di quelle no vax in cui sia emersa la volontà degli utenti di passare dalle parole ai fatti e gli investigatori procederanno all’analisi dei dispositivi elettronici perquisiti per cercare di capire se esistano ulteriori attività di questo genere. «È come se queste camere d’odio (le chat, ndr) facessero esplodere il peggio di queste persone che in questo circuito ristretto si sentono libere di dire le cose più velenose, che forse mai si sarebbero permessi di dire in un contesto pubblico», ha spiegato in conferenza stampa il dirigente della Digos di Milano Guido D’Onofrio.

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