Cingolani schiaffeggia il M5S di Conte. Il leader si irrita, ma lui “gioca facile” perché Grillo lo copre

3 Set 2021 10:59 - di Sveva Ferri
conte cingolani

L’ultima grana, per Giuseppe Conte, si chiama Roberto Cingolani. Il leader del M5S è stato costretto a convocare un incontro chiarificatore dopo le parole con cui il ministro della Transizione ecologica ha difeso il nucleare di nuova generazione e attaccato gli «ambientalisti radical chic». Ma il merito delle questioni è solo l’ultima manifestazione di un problema di potere interno al Movimento, nel quale Cingolani è l’estensione dell’ombra di Beppe Grillo e Luigi Di Maio sulla già traballante leadership dell’avvocato.

Le parole di Cingolani gettano nel caos il M5S

«Il mondo è pieno di ambientalisti radical chic e di ambientalisti oltranzisti; sono peggio della catastrofe climatica», ha detto Cingolani, sottolineando poi che sul nucleare «si stanno affacciando tecnologie di quarta generazione, e ci sono Paesi che stanno investendo su questa tecnologia, prossima a essere matura. Se a un certo momento si verifica che i chili di rifiuto radioattivo sono pochissimi, la sicurezza elevata e il costo basso è da folli non considerare questa tecnologia». Si tratta di posizioni indigeribili per il M5S, rese ancora più sgradite dal contesto in cui Cingolani le ha espresse: la kermesse politica di Ponte di Legno dell’invisissima Italia Viva.

Conte convoca il ministro: «Serve un chiarimento»

All’apice delle polemiche scatenate internamente (e non solo) da queste parole di Cingolani, Conte si è visto quindi costretto a convocarlo. «Ho in programma un incontro per il 14 settembre con il ministro della Transizione Ecologica, Roberto Cingolani, per un chiarimento sui progetti e le politiche per l’ambiente e la transizione ecologica, anche alla luce delle recenti dichiarazioni pronunciate a un evento organizzato da Italia viva», ha fatto sapere Conte. Cingolani, riferiscono i retroscena, non avrebbe fatto una piega. D’altra parte il ministro ha dalla sua, oltre alla copertura di Mario Draghi, l’investitura arrivata direttamente da Grillo e la sponda di Di Maio.

L’ira dei contiani: «Sembra che gli facciamo schifo»

«L’impressione è che gli facciamo schifo», ha detto a Repubblica, uno dei parlamentari più vicini a Conte. «Cingolani – ha aggiunto – non ha mai tentato di instaurare un rapporto con il Movimento, non prende in considerazione le nostre proposte e le nostre richieste, non ha ancora mai incontrato Conte. Ma delle due l’una: o è in quota a noi, che nel governo avevamo diritto ad avere cinque ministri, o se non lo è vuol dire che gli equilibri devono cambiare».

L’incontro con Cingolani per non andare allo scontro

Intanto, però, si continua a cercare di fare buon viso a cattivo gioco. «Avevamo solo due alternative, infuriarci o cercare un confronto», ha confessato al Fatto quotidiano una fonte vicina a Conte, il quale insomma pare deciso a continuare prendere tempo in attesa dell’appuntamento elettorale, dopo il quale spera di risolvere le sue grane mettendo mano all’organigramma. Appare difficile, però, che anche allora possa liberarsi delle lunghe ombre che si spandono sulla sua leadership e che emanano da molto in alto, direttamente dall’Elevato.

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