Pd nel caos, scoppia la rissa tra i “democratici” di Bologna: «Ci hanno epurato dalle liste»

30 Ago 2021 11:47 - di Eleonora Guerra
pd bologna

È caos nel Pd di Bologna, dove gli sconfitti alle primarie, l’ala ex renziana che sosteneva Isabella Conti, lamentano di essere vittime di una «epurazione» ordita dai vincitori del fronte del candidato Matteo Lepore. Gli assessori uscenti Virginia Gieri e Alberto Aitini sono infatti rimasti fuori dalle liste per il Comune, come denunciato da quest’ultimo con un lungo e durissimo post su Facebook. E i veleni arrivano fino a Roma.

Le epurazioni nel Pd di Bologna

Aitini ha puntato l’indice direttamente contro Lepore e il gruppo dirigente del partito, sottolineando che «per la prima volta nella storia della nostra città, la dirigenza del Pd cittadino decide di comporre la lista a maggioranza, rinunciando ad essere plurale». «Non farei un buon servizio io stesso al mio partito e alla mia città, fingendo che questo modo di procedere sia democraticamente salutare o politicamente avveduto», ha proseguito Aitini, che poi in un’intervista al Resto del Carlino non ha risparmiato critiche anche al partito nazionale. «Se davvero il Nazareno avesse voluto trovare una quadra, probabilmente non ci sarebbe stato questo atteggiamento da parte dei dirigenti locali», ha sostenuto Aitini.

I veleni arrivano a Roma

E, mentre qualcuno ancora spera in un ripensamento in vista della chiusura ufficiale delle liste elettorali, prevista per il 4 settembre, il caso diventa subito nazionale, rilanciando vecchie e mai sopite ruggini tra le diverse anime dem. «Il Pd a Bologna decide di non essere plurale. Sono dispiaciuto dall’esclusione ingiustificata dei riformisti. È un brutto segnale, che spero sia corretto», ha scritto su Twitter il senatore dem Andrea Marcucci, che già qualche giorno fa, in relazione al polverone sollevato sulla partecipazione di Galeazzo Bignami alla Festa dell’Unità, aveva lanciato una frecciata velenosa al suo partito. «È stato molto più fortunato di me: io già l’anno scorso, quando ero capogruppo del Pd in Senato, non venni invitato alla Festa nazionale», aveva detto Marcucci in un’intervista al Tempo.

 

 

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