Meeting di Rimini, Giorgetti “benedice” il patto tra Lega e FI: «Questo percorso politico mi piace»

25 Ago 2021 18:01 - di Michele Pezza
Giorgetti

Giancarlo Giorgetti è un ministro che parla poco. Proprio per questo vale quel che dice. Non stupisce, dunque, che gli organizzatori del Meeting di Rimini abbiano scelto proprio lui per la chiusura della kermesse-cerniera tra la sospensione agostana e la ripresa dell’attività politica. Il ministro non è il ventriloquo di Mario Draghi, ma di certo ne uno degli interpreti più accreditati. Ci sarà perciò da credergli quando, con tono alquanto sibillino, dice che «da qui alla fine della legislatura succederanno tante cose e si verificheranno tante situazioni». Non è la prima volta che Giorgetti almanacca sui futuri scenari politici. E ogni volta lo fa guardandosi bene dal dispensare certezze. Il terreno della politica, del resto, è quanto mai friabile.

Giorgetti ha chiuso la kermesse di CL

Soprattutto è pronto a smottare ad ogni piccolo sussulto. E manca solo poco più di un mese alle elezioni nelle principali città italiane. Un tornante impegnativo per il governo. È il motivo per cui Giorgetti non s’iscrive alla gara sulle previsioni sulla durata dell’esecutivo. E a Letta che auspica Draghi a Palazzo Chigi fino al 2023, lui risponde come La Palisse: «Per fare il presidente del Consiglio, in Italia, serve una maggioranza parlamentare». Più esplicito è l’esponente leghista, quando si parla di centrodestra. Ne dà infatti per scontato il ritorno all’unità nonostante Lega e Forza Italia, impegnate in un progetto di federazione, stiano al governo e Fratelli d’Italia all’opposizione. «Sono favorevole a questo percorso politico», approva Giorgetti. Aggiungendo significativamente: «Fra un po’, avremo un quadro politico diverso da quello attuale…».

E sul RdC: «O si applica per intero o non regge»

Ma sul governo pesano le richieste incrociate di dimissioni del sottosegretario Durigon e della ministra Lamorgese.  «Un membro del governo – ha spiegato – si dimette perché lo chiede il presidente del Consiglio, o perché lo chiede il suo partito, o perché glielo chiede la sua coscienza. Posso solo aggiungere che quando si hanno responsabilità di governo occorre stare sempre attenti. Vale per Lamorgese come per Durigon». C’è tempo anche per un’incursione sul reddito di cittadinanza, per il quale la legge prevede anche offerte di lavoro con possibile revoca del beneficio in caso di rifiuto. «La misura – avverte il leghista – va applicata per intero, perché se si applica soltanto la prima parte e non anche la seconda, allora non può reggere».

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