Il Medioevo “ritrovato”, magico e affascinante: oltre le “affinità” tra peste e covid

2 Ago 2021 13:29 - di Mario Bozzi Sentieri
Medioevo

L’argomento non è proprio “da ombrellone”. Parlare di Medioevo, ben al di là della schiera degli “specialisti”, significa tuttavia ritrovare, nell’Anno Domini 2021, la brezza di un’epoca magica, finalmente liberata dalla cappa dei luoghi comuni e dall’oscurantismo antiscientifico, di stampo illuminista, che l’ha avvolta per secoli. A dirlo non è qualche eccentrico amante dei “Secoli bui”, inguaribilmente reazionario e codino, ma la cultura mainstream,   che trova spazio  sulle pagine dell’ultimo numero di  “Robinson”, l’inserto  culturale de “la Repubblica”, impegnato ad annunciare, fin dalla copertina, “L’estate del Medioevo”. Quesito di fondo: il Medioevo è stato veramente l’epoca più buia che l’umanità abbia vissuto e cosa ci avvicina oggi a quegli anni di grandi cambiamenti?

Facile il riferimento alla “peste” attuale, quella del Covid 19 e della sua diffusione planetaria. Il richiamo all’odierna pandemia è “ad effetto” e manifestatamente strumentale. Sono diversi non solo i “contesti”, quanto l’approccio all’emergenza pandemica, rispetto ad un Medioevo, il quale appare   – come rivela Alessandro Barbero, in una lunga intervista sul tema – ben lontano dalle immagini convenzionali che, per secoli, lo hanno segnato: “Il Medioevo, per come era davvero – dichiara lo storico, docente di Storia medievale presso l’Università del Piemonte Orientale – non asseconda le nostre preferenze: è un guazzabuglio di contraddizioni. E non era un’epoca particolarmente attanagliata dalle paure”. Perfino idea dell’Anno Mille, data spartiacque, segnata dal timore di essere   alla fine dei tempi, non sembra corrispondere alla realtà.

Lo stesso scarto epocale, rappresentato dal Rinascimento, va contestato: non ci sarebbe stato senza le scoperte, le nuove conoscenze, il progresso, durante il Medioevo, dell’architettura, della matematica e della navigazione. E poi c’è la contemporaneità a parlarci dell’epoca: scintille di Medioevo continuano a balenare al nostro orizzonte, rese vivide da una letteratura che ne ha rielaborato l’immaginario, consegnandolo intatto al Terzo Millennio. L’ Ivanhoe di Walter Scott, il Robin Hood di Alexandre Dumas, la Freccia nera di Robert Louis Stevenson sono alcuni dei titoli-simbolo di una ricca letteratura in materia che pare inesauribile. “Dal Romanticismo a oggi – scrive Marcello Simoni – questo incessante inseguire, rielaborare e non di rado reinventare il Medioevo si rivela un processo ancora in piena attività, ponendosi a metà strada tra un fiorire di studi specialistici e un trend di divulgazione pop che continua a nutrirsi delle leggende del templarismo, del Santo Graal e di altri inestimabili tesori perduti, fino alla nascita del genere fantasy”.

La “fortuna” del Medioevo sta anche in questo mix di letteratura fantastica e di cultura scientifica che, grazie agli studi – tra gli altri – di   Georges Duby, Jacques Le Goff, Franco Cardini, ha fatto scuola, suscitando curiosità e nuovi ambiti applicativi. E poi ci sono i film, oggi lussuosamente celebrati con un numero speciale (Vol. 600, luglio 2021) da “Bianco e Nero”, la rivista quadrimestrale del centro sperimentale di cinematografia, nei quali – come scrive Cardini nella nota introduttiva – il “medioevo identitario” è una presenza costante, ancorché discontinua, mentre ad emergere, sono i diversi filoni medievalistici, variamente declinati:  futurarcaismo, condottieri, vichinghi, stregoneria, crociate, fantasy, satira, decamerotici, disneiani. Rispetto ai richiami, suggestivi, ma parziali, delle pandemie di ieri e di oggi, nel Medioevo, finalmente “ritrovato” c’è evidentemente molto di più. A cominciare – ben oltre la facile “estetica” collettiva (fatta di bare e di uomini in mascherina, contemporanea rappresentazione del “trionfo della morte”) – di una dimensione sacrale ed ultraterrena, che fu l’essenza dell’epoca, esemplificata nell’Ordine civile, nell’architettura, nella letteratura, nella vita sociale. Nel “ripensare” a quella storia non bisogna perdere di vista questi elementi essenziali, magari giocando sulle facili assonanze epocali. Lungo questi crinali può ulteriormente dispiegarsi l’impegno di chi guarda al Medioevo cogliendone il valore integrale e complesso, finalmente riconosciuto in modo trasversale, anche da certi suoi “illuminati” avversari.

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