Commenti vergognosi dagli Usa per l’oro di Jacobs. Il Washington Post: “Vittoria strana”. E pure Bolt rosica

2 Ago 2021 16:52 - di Luisa Perri
Jacobs vittoria

Gli Usa sono ancora sotto choc per l’oro di Marcel Jacobs nella gara iconica dei Giochi: i cento metri. Dopo l’egemonia per dodici anni del giamaicano Usain Bolt, stavolta gli americani erano convinti di avere l’oro a portata di mano.

Non potevano immaginare che un italiano, nato perdipiù in Texas, beffasse tutti, in una gara che passerà alla storia. Del resto, siamo abituati. Quando vince l’Italia, in ogni campo (persino all’Eurofestival con i francesi che scrivevano del cantante dei Maneskin “drogato”), si evoca il sospetto della truffa, della combine, dell’inganno. Del resto, un modo di dire inglese per indicare un inganno è il termine “Italian job”.

Dopo gli scivoloni visti sulla stampa inglese dopo la vittoria dell’Italia nella finale degli Europei di calcio, la stampa anglosassone, stavolta d’Oltreoceano, sembra voler continuare a fare torto alla propria tradizione di obiettività basata sui fatti.

Bersaglio dell’attacco lanciato dal Washington Post è il nuovo campione olimpico dei 100 metri Lamont Marcell Jacobs, definito “l’italiano nato in Texas, dalle spalle larghe e dalla testa rasata, che ha scioccato il mondo”. Il quotidiano Usa mette in dubbio la genuinità della vittoria di Jacobs e, senza mai nominarlo esplicitamente, evoca il fantasma del doping.

L’infame articolo del “Washington Post” contro Jacobs

“Non è colpa di Jacobs se la storia dell’atletica fa sospettare dei miglioramenti improvvisi e immensi. Gli annali dello sport sono disseminati di campioni a sorpresa che poi si sono rivelati dei truffatori”, scrive il Washington Post. “Sarebbe ingiusto accusare Jacobs”, concede il Post, ma “sarebbe sbagliato non riconoscere il contesto della sua impresa. Jacobs merita il beneficio del dubbio, ma il suo sport no”, afferma il quotidiano statunitense.

L’oro di Jacobs provoca un travaso di bile agli Usa

A beneficio della propria tesi, altrimenti non supportata da alcun elemento concreto, il Washington Post ricorda che il 26enne neo campione olimpico “fino alla scorsa primavera si era esibito alla periferia dell’élite dello sprint” e che il suo tempo di 9,84 secondi è di 0,1 secondi più veloce di quanto avesse mai corso prima delle Olimpiadi, un incredibile margine di miglioramento”. Infine, il Post si lancia in un’affermazione, questa sì inconfutabile, ricordando anche l’oro azzurro nel salto in alto: “In Italia, l’immagine di Jacobs e Tmberi avvolti insieme nella bandiera italiana vivrà per sempre”.

La presunzione di Bolt: “Io con Jacobs? Non facciamo paragoni”

Dall’altro di tre Olimpiadi e 11 medaglie d’oro, il giamaicano Usain Bolt dovrebbe benedire, ma mastica amaro. In altri termini, “rosica” anche lui. Un follower su Instagram ha postato vecchie immagini delle sue imprese olimpiche accanto all’italiano. Non lo avesse mai fatto, Usain Bolt non s’è trattenuto e l’ha zittito con un acido “Ehi non confondiamo” (in inglese “don’t mix me up”).

A ben guardare, alle Olimpiadi di Rio 2016, il giamaicano si impose con il tempo di 9 secondi e 81 centesimi. Sebbene per un solo centesimo, avrebbe vinto il nostro Jacobs. Senza risultare blasfemi, i paragoni si potrebbero fare. Di sicuro, Bolt resta primatista imbattuto di presunzione e superbia.

 

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