Usa, la Suprema Corte salva la legge elettorale dell’Arizona: «Non è razzista». E Biden s’infuria
La Suprema Corte americana conferma le restrizioni di voto in Arizona e fa arrabbiare Joe Biden. Per i giudici di Washington, infatti, esse non configurano alcuna menomazione del diritto di voto né sono discriminatorie sotto il profilo. Con sei giudici a favore e tre contrari, ha quindi annullato la sentenza emessa dalla Corte d’Appello di San Francisco. In quel caso il tribunale aveva invece intravisto in quelle norme una violazione del Voting Rights Act del 1965. In particolare, aveva ritenuto che le misure là contenute colpissero in modo sproporzionato gli elettori neri, ispanici e nativi americani. Due i regolamenti di voto dell’Arizona analizzati dalla Suprema Corte.
Ribaltato il verdetto di San Francisco
Uno riguarda l’esclusione delle schede di chi vota nella circoscrizione sbagliata. L’altro limita chi può raccogliere le schede votate in anticipo ai seggi elettorali. In nessuno di essi i giudici hanno riscontrato attentati ai diritti delle minoranze, così come pretendevano i ricorrenti. Risultato: la nuova legge elettorale dell’Arizona è salva. Com’era prevedibile, la decisione dei giudici supremi ha infiammato la polemica politica. Lo stesso presidente Biden non ha saputo resistere alla tentazione di dire la sua, manco fosse quel Donald Trump che lui stesso accusava di minare l’autonomia delle istituzioni indipendenti.
Biden: «Attacco alla democrazia»
Il capo della Casa Bianca si è detto «profondamente deluso» per la sentenza della Corte Suprema. «Dovremmo rafforzare il diritto di voto, non indebolirlo», ha detto il presidente subito dopo la sentenza. Biden ha quindi sostenuto la necessità di un’azione federale per la tutela del diritto di voto dopo che una serie di Stati repubblicani ha approvato diverse restrizioni che di fatto rendono più difficile il voto delle minoranze. «La nostra democrazia – ha detto Biden – dipende da un sistema elettorale costruito sull’integrità e l’indipendenza. L’attacco che abbiamo visto oggi rende più chiaro che mai la necessità di nuove leggi per salvaguardare il cuore pulsante della nostra democrazia».