M5S, 7 saggi al lavoro come “sminatori” per non far saltare l’accordo: ma è gelo tra Grillo e Conte

7 Lug 2021 12:26 - di Chiara Volpi
M5S Grillo Conte

Sul Vietnam in corso nel M5S tra Grillo e Conte, non solo l’accordo tra big si conferma una chimera: ma anche cercare e trovare una sintesi tra le posizioni che inchiodano garante e leader del Movimento sulle loro posizioni non è impresa facile. E così, voci di corridoio e indiscrezioni filtrate dal muro di cortina di silenzio che grillini e contiani provano ad erigere intorno ai due “capi” al redde rationem, alludono a retroscena che implicano tutto. E il contrario di tutto. Chi dà l’accordo per cosa fatta e prossima alla ratifica. E chi, all’opposto, sostiene che la strada sia sempre più in salita… Con una sola certezza al momento: i due non si sono più sentiti dopo la telefonata di fuoco…

M5S, gelo Grillo-Conte: “sminatori” al lavoro, ma l’accordo è in salita

Su tutto, intanto, vige assoluto riserbo. Come riferisce l’Adnkronos, non trapela nulla dal lavoro dei 7 “sminatori” – i pontieri del M5S – al lavoro per risolvere la guerra tra Beppe Grillo e Giuseppe Conte: in gioco il futuro del Movimento. In queste ore i 7 chiamati a trovare la quadra sullo statuto Luigi Di Maio, Roberto Fico, Stefano Patuanelli, Vito Crimi, Tiziana Beghin, Davide Crippa ed Ettore Licheri – ma anche su codice etico e carta dei valori, stanno mantenendo la linea del silenzio. «Meglio procedere nel pieno riserbo», è il mantra che rimbalza ossessivamente. Mentre trapela, oggi come ieri, un «cauto ottimismo» ottimismo che, ancora una volta, può voler dire tutto e niente…

M5S, «Le distanze restano». Nessun contatto tra i due da 1 settimana

In realtà, fonti beninformate assicurano che la strada per trovare una sintesi che metta insieme le due parti rimane in salita: «Le distanze restano». Così come le preoccupazioni riguardo alla possibilità di trovare un accordo che riporti pace nel martoriato Movimento. Ma, soprattutto, tra Grillo e Conte resta il gelo: «Dopo l’ultima telefonata di fuoco, alla vigilia del video di Beppe», ormai risalente a una settimana fa, «tra i due non c’è stato più alcun contatto», spiegano all’Adnkronos fonti vicine al garante del Movimento. Il che equivarrebbe a dire che la trattativa ristagna, nonostante le rivendicazioni di cauto ottimismo degli sminatori alle prese col disperato tentativo di disinnescare l’esplosione.

M5S, non c’è più traccia del piano B di Grillo

O meglio, come scrive oggi il Messaggero, di «scongiurare la deflagrazione, con un partito guidato da Giuseppe Conte e con quel che resterebbe dei 5Stelle governato, secondo i piani di Grillo, da un triumvirato composto da Luigi Di Maio, Roberto Fico e Virginia Raggi». O frutto comunque del disgelo tra i due big, che come detto, in molti danno al momento come non pervenuto. Tanto che, a sugellare e caos e impossibilità di tirare le somme, lo stesso Grillo in serata su Rete4 si mostra enigmatico ed evasivo: «Se proverò a ricucire? Sì, no, non lo so, forse, può darsi, sì! Sceglietevi una risposta». Nel frattempo, però, del piano B di Grillo non c’è traccia. Idem del triumvirato tanto decantato.

La ricucitura impossibile dopo lo strappo?

Una ricucitura, insomma, su cui incombe il punto di domanda. E da cui dipendono a valanga altre questioni. Grillo sa bene, per esempio, che qualora sfumasse l’ipotesa di un’intesa con Conte, svanirebbe anche l’alleanza con il Pd. Fallirebbero i potenziali patti in Calabria e le liste elettorali diventerebbero una mano di poker al buio, visto che Vito Crimi ormai è un reggente “scaduto”.

Tutti i nodi ancora al pettine

E così, da quanto si apprende dal comitato dei 7 saggi, e riporta il Messaggero, «Grillo avrebbe ceduto sul nodo dei poteri del capo politico, che si chiamerà presidente. Conte potrà scegliere in autonomia i due vicepresidenti e decidere le altre nomine. In più, spetterà a lui dettare la linea sulla comunicazione del M5S. Traduzione: Rocco Casalino resterà in sella. Ci sarebbe però ancora un nodo da sciogliere. E non sarebbe di poco conto: i poteri del Garante…

Nessuna “diarchia”. Quindi tutto resterà com’era nel vecchio statuto?

Anche se, dice una fonte che segue la trattativa dalla parte di Conte, «in buona sostanza non ci sarà la diarchia temuta dall’ex premier. Tutto resterà come era nel vecchio statuto»… Ma davvero tutto cambi per nulla cambi? A giudicare da annunci e smentite, il M5S al momento sembra fermo sull’equazione irrisolvibile...

 

 

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