Gay Pride: la Chiesa di Bergoglio perdona, quella ortodossa no. Denunciato il “Cristo omosex“
È proprio vero che le vie del Signore sono infinite. Ricordate il Cristo Lgbt sfilato per le vie di Roma il 26 giugno scorso in occasione del Gay Pride? Un accostamento apparso a molti blasfemo ai limiti del sacrilegio anche in tempi svaccati come gli attuali, dove tutto sembra un gioco e dove ogni capriccio ha diritto a diventare diritto. Non stupisce perciò che gli indignati confidavano almeno in un amorevole buffetto da parte della Chiesa ufficiale. Non toni da anatema o comunque tali da suonare smentita del bergogliano «chi sono io per giudicare?», ma una sottolineatura – quella sì – se l’attendevano in molti. Invece, niente: il Cristo omosex se n’è scivolato via senza particolari clamori. Non per sempre, però.
Il querelante è monsignor Filippo Ortenzi
Laddove infatti il Cupolone si astenne, la Chiesa ortodossa italiana intervenne. E attraverso il suo arcivescovo metropolita Filippo Ortenzi ha stabilito che quel Cristo arcobaleno non potesse scorrere «come acqua sotto al pancia delle anatre». Così il monsignore ha messo tutto nero su bianco in una denuncia sporta contro gli organizzatori dell’evento, chiedendo di procedere per il reato di «offesa alla religione, mediante vilipendio delle persone e delle cose». Saranno gli inquirenti a decidere se il Gay Pride – come sostiene il querelante – abbia violato «gli articoli 403 e 404 del codice penale».
Il Gay Pride si è tenuto il 26 giugno scorso
Quel che qui rileva evidenziare è come il sentimento religioso, un tempo rispettato anche dai non credenti per il suo profondo radicamento popolare, non eserciti più alcuna deterrenza. Nel divertimento, sacro e profano ormai pari sono. Soprattutto in questo caso, dove frizzi e lazzi servivano a sfruculiare le gerarchie ecclesiastiche per la loro opposizione al ddl Zan. Senza freni e no limits. Fino a convincere gli organizzatori del Gay Pride a far sfilare un Cristo con stimmate arcobaleno e sotto una croce sormontata da un simbolo fallico al posto della scritta Inri. Ma se la Chiesa di Roma perdona, quella ortodossa no. Comunque sia, Dio c’è.