Donzelli (FdI): è ora che Autostrade rimborsi gli utenti colpiti dai disservizi, basta annunci ad effetto

18 Lug 2021 10:56 - di Redazione

I disservizi sulle autostrade penalizzano il cittadino-utente e vanno rimborsati: occorre aprire una riflessione su questo. E’ quanto si augura Giovanni Donzelli, deputato di FdI, dopo i 16 chilometri di coda che si sono formati in autostrada nei pressi di Firenze.

“Un disservizio inaccettabile per gli utenti – afferma Donzelli – che merita una riflessione approfondita tanto più dopo l’ingresso della società concessionaria nell’alveo delle società di Stato. Va poi detto con chiarezza che è giunta l’ora che le autostrade rimborsino automobilisti e camionisti quando il ritardo supera un certo periodo di tempo a causa di lavori mal programmati, come ad esempio accade con le Ferrovie dello Stato, anch’esse pubbliche”.

“Recentemente si leggono di frequente notizie in cui Autostrade per l’Italia annuncia nuovi fantomatici e avveniristici servizi, distraendosi dal compito che lo Stato ha loro affidato e che è quello di manutenere e sviluppare la rete e le sue infrastrutture. – aggiunge – Servono meno chiacchiere e più manutenzioni di ponti e viadotti, meno annunci e migliore gestione delle tratte senza bloccarle a causa di lavori mal programmati e mal gestiti”.

“Proprio mentre gli automobilisti e i camionisti erano imbottigliati in 16 chilometri di coda, – sottolinea Donzelli – Autostrade per l’Italia lanciava su Instagram un video pubblicitario a pagamento di una nuova società denominata ‘Free to X’ che dovrebbe gestire i rimborsi agli automobilisti. Speriamo di non aver capito bene, ma pare proprio che Autostrade sarà l’unica società al mondo che per rimborsare il consumatore anziché accreditargli i soldi sul sistema di pagamento utilizzato lo costringerà a scaricare un app apposita con l’intento di acquisire i suoi dati per poi proporgli altre iniziative commerciali, come le polizze Rc auto, i pacchetti per la manutenzione ed altro.

“E’ come se dopo aver comprato uno smartphone sul sito della Apple o della Samsung ed averlo restituito nei termini previsti per il recesso, anziché accreditare il rimborso sulla carta di credito utilizzata per il pagamento si chiedesse al consumatore di scaricare un’apposita app della società produttrice fornendogli tutti i propri dati. La società concessionaria dello Stato, che da qualche mese è essa stessa di proprietà pubblica, non dovrebbe distrarsi in attività estranee alla concessione, – conclude Donzelli – ma concentrarsi sulla sicurezza e fluidità della rete”.

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