Ciro Grillo, il caso si moltiplica per 3: s’indaga anche per revenge porn. Oggi l’udienza preliminare

9 Lug 2021 9:17 - di Lorenza Mariani
Ciro Grillo

È il giorno dell’udienza preliminare a Tempio Pausania per decidere se mandare a processo i quattro ventenni accusati di stupro di gruppo e di violenza sessuale nei confronti di due ragazze. Tra i fascicoli anche la pubblicazione in chat di foto e video di quella notte. Ma non si sa chi li postò. Ma oggi è anche il giorno del fatidico “faccia a faccia”: quello tra Ciro Grillo e l’avvocatessa della ragazza italo-norvegese che ha denunciato i quattro amici per stupro di gruppo, l’ex ministra Giulia Bongiorno. Lei, invece, la presunta vittima, non ci sarà.

Caso Ciro Grillo, al via l’udienza preliminare

Dunque, nell’aula della gup di Tempio Pausania, Caterina Interlandi, Silvia – un nome è di fantasia – non arriverà oggi. La ragazza ha preferito non venire e non incontrare i giovani che, secondo il suo racconto, l’avrebbero violentata a turno, all’alba del 17 luglio del 2019, nella villa al mare di Beppe Grillo. Da parte loro, come noto, i quattro indagati, hanno sempre negato gli abusi, parlando di «rapporti consensuali». Ma il Procuratore di Tempio Pausania, Gregorio Capasso, non crede ai “giochetti” e al “sesso consenziente” tra i quattro e la giovane. Che era con un’amica, Roberta (anche questo nome è di fantasia). Lo stupro avrebbe riguardato solo lei, mentre con l’amica, come emerge da alcune fotografie e da un video, i quattro “si sarebbero limitati” (per modo di dire) ad appoggiare i genitali sul viso, mentre la ragazza dormiva.

Caso Ciro Grillo, oltre all’accusa di stupro c’è anche il Revenge porn

I pm, dopo avere chiuso l’indagine una prima volta, nel novembre 2020, un anno e mezzo dopo la denuncia, hanno poi riaperto l’inchiesta e chiusa dopo poche settimane con la richiesta di rinvio a giudizio per violenza sessuale di gruppo. Oggi si costituiranno le parti e si deciderà la calendarizzazione delle altre udienze. Ma non finisce qui: tra le novità emerse da pochissimo ce ne sono almeno due d’un certo spessore. La prima: come riferisce tra gli altri La Stampa in queste ore, «esiste una nuova serie d’immagini che i difensori degli imputati hanno raccolto nelle ultime settimane per sostenere che la vittima dello stupro non ha trascorso le ore immediatamente successive in uno stato di prostrazione».

Una nuova ipotesi di reato: il revenge porn plana sull’inchiesta

E, soprattutto, in base a quanto filtra da fonti investigative, sempre la Procura di Tempio ha iscritto da poco un nuovo fascicolo: un filone bis sui fatti di due anni fa, ipotizzando il reato di “revenge porn” (ossia: diffusione illecita di immagini o video sessuali espliciti». Una svolta registrata all’indomani delle dichiarazioni in tv che ha rilasciato un ragazzo, amico degli imputati. E nelle quali ammetteva d’aver visionato frame della notte di follia.

I tre filoni d’inchiesta che arrivano in Aula

L’intervista è stata depositata dagli avvocati della vittima e i pm hanno deciso di procedere per capire quale giro fecero davvero i video. L’indagine per “revenge porn” diventa così il terzo fascicolo parallelo che ruota intorno a un caso articolato e complesso che, dalla politica alla vertenza giudiziaria, verte sulle accuse di violenza vera e propria, a cui si associano anche i rilievi sulla violazione del segreto istruttorio per la ripetuta pubblicazione dei verbali. Oltre che un’altro settore d’indagine aperto dopo che Silvia aveva rivelato agli inquirenti d’aver subito abusi pochi mesi prima, in tenda, da un coetaneo norvegese.

Ma tutto comincia in una terribile notte di luglio in Sardegna…

Comunque riparte tutto da lì. Da quella notte che il racconto – crudo e agghiacciante – depositato nella denuncia da Silvia ricostruisce e ripercorre. In quel verbale di ricezione di denuncia che la giovane ha sporto il 26 luglio 2019 alla stazione dei carabinieri di Milano Porta Garibaldi sono descritte, con dovizia di particolari raggelanti, tutte le violenze che avrebbe subito nella notte tra il 16 e il 17 luglio 2019 dal figlio di Beppe Grillo, Ciro e dagli amici Edoardo Capitta, Francesco Corsiglia e Vittorio Lauria. E così, dopo le deposizioni. Audizioni e  interrogatori. Le indagini difensive e il lavoro sui tabulati telefonici. Informative. Consulenze informatiche e consulenze psicologiche. Insomma, dopo tutto questo e molto altro ancora, adesso sarà la gup Interlandi a decidere se Ciro Grillo e i suoi tre amici dovranno andare a processo. La decisione sarà presa con ogni probabilità solo dopo l’estate.

 

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