C’era una volta il West. Salvini a Letta: «Fai da palo a Conte». La replica: «Parli da pistolero»

31 Lug 2021 16:09 - di Michele Pezza
Salvini

Più che la maledizione del Papeete, è l’ansia di non perdere contatto con i leghisti draghiani ad aver forzato la lingua di Matteo Salvini fino a fargli dire che «Conte odia Draghi e Letta gli fa da palo». Parole che ancora risentono della trattativa sulla riformetta della giustizia, dove anche i sassi hanno capito (Travaglio lo ha persino scritto) che il Pd è stato complice del M5S. E non solo per ragioni legate all’alleanza, ma anche perché entrambi si contendono il ruolo di referente del partito delle Procure. Sia come sia, Letta il riferimento al «palo» non l’ha preso bene e via tweet ha restituito la pariglia a Salvini evocando il Far West. Riferimento tutt’altro che casuale dopo i fatti di Voghera e di Licata.

Botta e risposta tra i due leader

Infatti, la replica di Letta è come un dito rigirato nella piaga: «Sì, il linguaggio col quale probabilmente sei abituato a parlare con i tuoi consiglieri facili di pistola, Adriatici a Voghera o Aronica a Licata». In tempi normali sarebbe solo l’ennesima polemica – se vogliamo più colorita del solito – tra due avversari. Ma non sono quei tempi, e Salvini e Letta, per quanto si faccia fatica a crederlo, sono due alleati che sostengono il medesimo governo, quello presieduto da Mario Draghi. Il fatto che litighino per dimostrare chi gli è più vicino, la dice lunga sull’effetto magnete sprigionato dal premier.

Salvini teme l’effetto-Draghi nella Lega

La questione riguarda soprattutto Salvini. In casa leghista è Giancarlo Giorgetti a mandare sempre più espliciti segnali di insofferenza verso la Legadi lotta e di governo“. Ma dietro il ministro dello Sviluppo non è difficile scorgere le sagome dei governatori del Nord-Est, Zaia e Fedriga, non a caso i più lesti a prendere le distanza dalla piazza no-vax di tre giorni fa. Ma anche Letta deve guardarsi dall’effetto-Draghi. Un centro che si raggrumasse intorno a Renzi, Calenda, +Europa e altri cespugli, potrebbe (im)porgli la condizione di rimettere in discussione l’obiettivo dell’alleanza con i 5Stelle. Insomma, la partita del futuro non ha ancora distribuito le sue carte. Al mosaico infatti manca ancora un pezzo: la legge elettorale. Chi porrà la questione, sarà il più draghiano di tutti.

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