Galli della Loggia “double face” su FdI: «partito conservatore» a marzo e «fascista» a giugno
Che cos’è accaduto, tra aprile e maggio, in Fratelli d’Italia? L’interrogativo è d’obbligo dopo aver letto due editoriali su questo partito a firma Ernesto Galli della Loggia, in cui la tesi dell’articolo di giugno fa letteralmente a cazzotti con quella esposta a marzo. Stupefacente. Se solo due giorni fa, infatti, il professore ha chiesto a Giorgia Meloni l’autodafé sul fascismo senza «più sviare ogni volta il discorso», tutt’altro aveva sostenuto su FdI il 28 marzo: «Non credo che lo si possa più considerare un partito neofascista, pur se esso viene da territori della storia che portano quel nome».
Da Galli della Loggia due editoriali con tesi opposte
Che cosa sia accaduto in queste otto settimane da regalarci un Galli della Loggia in versione double face non è dato sapere. Non l’atteggiamento della Meloni nei confronti del governo Draghi, limpidamente all’opposizione già tre mesi fa. Né è possibile che abbia fiutato un tardivo omaggio al Ventennio annidato nel libro («Io sono Giorgia») fresco di pubblicazione. Anzi, l’unico riferimento a quel periodo è la foto dell’autrice a testa in giù. Escluso il “no” al premier, scartata l’autobiografia, non resta che consegnare alla categoria del mistero l’inversione a “u” di Galli della Loggia nei confronti della destra italiana. Sì, mistero. Come altrimenti spiegare che mentre a marzo esprimeva certezze circa l’approdo conservatore di FdI, ora dubita che quello stesso partito ritenga il fascismo «incompatibile» con la democrazia liberale.
La crescita della Meloni dà fastidio
Ma è proprio questo, a suo giudizio, è lo snodo che conduce al governo. «Lo richiedono – ha spiegato – la nostra storia, i principi della nostra Costituzione, le alleanze e le amicizie internazionali che vogliamo mantenere». Tutto giusto. Qui, però, a Galli della Loggia consigliamo un buon avvocato, visto che ogni sua parola rischia di trasformarsi in un boomerang. E sì, perché solo due mesi fa derubricava a «postura difensiva contro le smargiassate dell’antifascismo di professione» gli stessi atteggiamenti che oggi lo inducono a registrare con preoccupazione l’ascesa elettorale della Meloni.
Professore, spieghi perché ha cambiato idea
Come se non bastasse, la versione primaverile di Galli della Loggia scommetteva («mi sembra che non possano esserci dubbi») sul «rispetto delle regole della democrazia fissate Costituzione» da parte di FdI. E trovava naturale mettere il partito della Meloni sotto braccio a Malagodi (rpt: Malagodi) e a Salvemini (rpt: Salvemini) circa la mancata condivisione del «pervasivo afflato progressista» della nostra Carta Fondamentale. Insomma, due tesi opposte sostenute da un unico Galli della Loggia. Che dire? Cambiare idea è non solo legittimo, ma anche sintomo d’intelligenza. A patto, s’intende, che se ne spieghi il motivo. Diversamente, è solo mesto ritorno nel conformismo. E, quel che è peggio, quale punizione per aver tentato «un’escursione nei territori dell’utopia».