Strage di Bologna, i senatori di FdI: «Desecretare i documenti. Via il segreto di Stato»
«Si chiede di sapere se il Presidente del Consiglio dei ministri non ritenga opportuno riconsiderare il segreto di Stato ed il segreto funzionale su tutti i documenti riguardanti, direttamente o indirettamente, le gravi stragi che hanno caratterizzato il periodo degli “Anni di piombo“ della storia del Paese, ed in particolare quanto ancora classificato e secretato sulla vicenda della strage alla stazione di Bologna del 2 agosto 1980». Così in un’interrogazione parlamentare presentata ieri dai senatori Fdi Claudio Barbaro, Nicola Calandrini, Giovan Battista Fazzolari, Daniela Santanchè, Patrizio Giacomo La Pietra, Isabella Rauti e Achille Totaro, chiedono la desecretazione dei documenti relativi alla strage di Bologna e di Ustica.
Attraverso un’interrogazione parlamentare
«Si ricorda – scrivono i senatori di Fratelli d’Italia – che il segreto di Stato non può essere opposto ai fatti di strage, ai sensi della legge n. 124 del 2007. Nonostante ciò, non solo permane il segreto sulle evidenze della morte in Libano dei nostri connazionali Toni e de Paolo, la cui scomparsa è probabilmente legata alle stragi di Bologna e di Ustica, ma numerose documentazioni sono ancora sottoposte al “segreto funzionale“, che impedisce di utilizzare i documenti presenti negli archivi delle Commissioni d’inchiesta, come ad esempio quelli delle commissioni”Mitrokhin“, “Stragi” e “Moro“. Il Presidente del Consiglio dei ministri, sostanziale “arbitro” del segreto opposto da qualsivoglia autorità politica o amministrativa, è l’unico che può disporre la desecretazione di tali documenti».
Strage di Bologna, ancora troppi i misteri
«Presso la Corte di assise di Bologna – si legge nell’interrogazione – pende un ulteriore processo sulla strage alla stazione ferroviaria di Bologna del 1980, che vede imputato un quinto soggetto, con la grave accusa di essere stato fra gli esecutori della strage e si prefigura un processo collaterale per “falsa testimonianza” per molti testi già escussi nei precedenti dibattimenti. Il rischio che si possano riperpetuare le stesse dinamiche dei processi precedenti è evidente».