Speronare una nave della guardia di Finanza è lecito: Carola Rackete la fa franca, il gip archivia

19 Mag 2021 14:54 - di Gabriele Alberti
Carola Rackete

La gip di Agrigento Alessandra Vella, come si apprende, ha accolto la richiesta della Procura di Agrigento di archiviare l’inchiesta su Carola Rackete. Ricordiamo che  la comandante della nave Sea Watch  due anni fa venne arrestata per resistenza o violenza contro una nave da guerra. Il Procuratore Luigi Patronaggio aveva chiesto di non processare la comandante tedesca. E  la gip, la stessa che aveva scarcerato Carola Rackete che era finita agli arresti, ha accolto la richiesta.

Carola Rackete speronò una nave della motovedetta

Secondo la Procura di Agrigento la comandante avrebbe agito per stato di necessità: aveva il “dovere di portare i migranti in un porto sicuro”, non potendo più garantire la sicurezza a bordo delle 42 persone soccorse 17 giorni prima, che l’allora ministro dell’Interno Matteo Salvini non voleva far sbarcare. Dopo essere arrivata di notte davanti al porto di Lampedusa, nonostante il divieto dell’allora ministro Salvini, invocò lo stato di necessità e ribadì la richiesta di sbarco immediato. Poi, non ottenendo alcuna risposta, decise di forzare il divieto ed entrò in porto. Nella manovra speronò una motovedetta della Guardia di Finanza.

Il gip: Carola Rackete aveva il dovere di salvare vite umane

“Con l’archiviazione dell’inchiesta su Carola Rackete il gip di Agrigento ha riconosciuto il dovere di salvare vite umane“:  l’avvocato Salvatore Tesoriero, legale della comandante, ha commentato così  con l’Adnkronos la decisione del gip di accogliere la richiesta della Procura e di archiviare l’indagine. In quelle settimane del giugno 1919 la discussione sull’immigrazione e sugli sbarchi era molto accesa.  Al Viminale Matteo Salvini, all’interno di una linea di condivisione con l’intero esecutivo gialloverde, aveva imposto il divieto di ingresso anche ad altre navi delle Ong. Nel rispetto delle disposizioni del primo decreto sicurezza c’era il divieto di far approdare  in Italia le naci ong. Nacque un braccio di ferro tra il Viminale e la “capitana”. Era da marzo che prima la Mare Jonio di Casarini, poi Open Arms e quindi, a giugno, la Sea Watch 3 di Carola Rackete ingaggivano “duelli” per approdare sulle coste italiane.

La Rackete prima fu arrestata, poi il gip revocò tutto

Ricordiamo che di fronte al rifiuto del ministero dell’Interno, Carola Rachete forzò  il blocco. Accese i motori e andò allo scontro con  la motovedetta della Guardia di Finanza. Nessuno si fece male, ma sia i finanzieri che gli stessi migranti a bordo  hanno rischiato. E per questo motivo per  Carola Rackete scattarono gli arresti domiciliari. Ma ai primi di luglio il Gip della città siciliana, Alessandra Vella, ha revocò tutto

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