Carola Rackete all’attacco di Salvini per la definizione di “sbruffoncella” che utilizzò il leghista

13 Mag 2021 17:32 - di Robert Perdicchi

Processare l’ex ministro dell’Interno Matteo Salvini, già rinviato a giudizio per diffamazione, anche per istigazione a delinquere. E’ la richiesta avanzata dal legale Alessandro Gamberini, avvocato di Carola Rackete, comandante della Sea Watch3, rispetto ad alcune affermazioni pronunciate in una diretta Facebook e in una comizio del luglio 2019 dal leader della Lega, come “sbruffoncella”, “fuorilegge”, “delinquente” o autrice di un atto “criminale”.

La richiesta dei legali di Carola Rackete al vaglio del Gup

ll gup di Milano Sara Cipolla si è riservata, ha qualche giorno per decidere, rispetto all’opposizione all’archiviazione avanzata dalla difesa di Rackete che ritiene “le frasi, pronunciate dall’allora ministro oltre che leader politico, lesive e non certo un legittimo diritto di critica”.

Di parere opposto la difesa di Salvini, rappresentata dall’avvocato Claudia Eccher, la quale ha consegnato una memoria per ribadire “il diritto di critica rispetto ad affermazioni prive di una efficacia istigatoria”. Il giudice può decidere di archiviare, disporre nuove indagini o l’imputazione coatta per Salvini.

Il processo spostato da Roma a Milano

Il procedimento milanese a carico di Salvini nacque dalla querela presentata alla procura di Roma dall’attivista tedesca che a fine giugno 2019 fu arrestata dopo aver forzato il blocco della motovedetta della Guardia di Finanza per portare la Sea Watch3 all’interno porto di Lampedusa e far sbarcare 42 migranti ospitati a bordo della nave.

Gli atti di indagine furono poi trasferiti per competenza territoriale da Roma a Milano, città di residenza del leader della Lega. Il fascicolo fu affidato al pm Giancarla Serafini che, fatti tutti gli accertamenti investigativi del caso, dispose la citazione diretta a giudizio di Salvini ma soltanto per il reato di diffamazione, chiedendo l’archiviazione dall’accusa di istigazione al delinquere. Richiesta invece reiterata dalla parte che si considera offesa.

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