Orrore a Milano, bimbo torturato e ucciso dal padre: i pm chiedono l’ergastolo: “Notte di sevizie”

17 Mag 2021 19:56 - di Redazione
Milano bimbo torturato e ucciso

L’orrore a Milano in quel 22 maggio 1919 porta il nome di Mehmed, due anni all’epoca. Il padre, croato 26enne, lo ha torturato e ucciso. Il pm di Milano, Giovanna Cavalleri, ha chiesto la condanna all’ergastolo con isolamento diurno per nove mesi per Aliza Hrusic con queste parole: “Quel colpo alla testa è l’ultimo atto di una notte di sevizie”. Il corpo senza vita analizzato dai medici legali parla e racconta “un’escalation di violenze”: non c’è solo il colpo mortale alla testa, ma qualcosa di “incomprensibile all’animo umano”: il piccolo “ha ecchimosi al volto, al tronco e agli arti inferiori, ci sono fratture diverse, ci sono morsicature tutte realizzate quella notte, bruciature da sigarette, ci sono 51 lesioni differenziate, 51 colpi uno separato dall’altro e poi quella frattura alla testa, incompatibile con una caduta, con cui si voleva cagionare la morte”.  Aliza Hrusic: il 26enne di origini croate in cella per l’omicidio del figlio di poco più di due anni morto la notte del 22 maggio 2019 a Milano. Un

Milano, bimbo torturato e ucciso dal padre

Un’episodio che tolse il fiato tanto suona incredibile e inumano l’evolversi degli eventi. “Non ti conoscevo ma per me sei un guerriero, ora sei un angelo nel cielo. Riposa in pace”. È uno dei biglietti che ancora vengono affissi sul cancello della casa  dove viveva Mehmed, conosciuto anche come Ronald, il bambino di due anni ucciso di botte dal padre, Aliza Hrustic. L’omicidio del piccolo con quelle modalità destò orrore e rabbia. Nella lunga requisitoria, il rappresentante della pubblica accusa ricostruisce un clima familiare degradato, tra paura e schiavitù. Un clima in cui la moglie è “completamente assoggettata al marito e alla sua famiglia”, non può telefonare perché le ha tolto il cellulare; non può scappare perché è reclusa in casa, ed è inutile urlare perché nessun vicino sembra sentire le sue richieste di aiuto. Un clima che peggiora con l’uso abituate di hashish da parte dell’imputato e che la giovane compagna cerca di controllare tenendo con sé a dormire i tre figli.

Milano, chiesto l’ergastolo per Aliza Hrustic

La notte del 21 maggio la tragedia. Scondo quanto ricostruito,  il 26enne sveglia il piccolo, lo porta in salone. La donna si è savegliata: “Sento un rumore di pugni come se picchia qualcosa, il bimbo era in salotto, era sporco. Lui  gli dava dei pugni nella schiena, lo colpiva con dei calci, io dicevo picchia me e non il mio bambino. Non respirava più, gli ho fatto la respirazione ma niente”. Raccapriccio.  In carcere per omicidio volontario, torture e maltrattamenti aggravati, davanti ai giudici, il padre ha provato a scrollarsi di dosso le responsabilità per un delitto aggravato dall’avere adoperato “sevizie” e dall’avere agito “con crudeltà. Per motivi futili consistiti nel fatto che il piccolo, lasciato senza pannolino, si fosse sporcato”. Ma con quelle parole rese davanti alla corte, per il pm, “lui mente moltissimo, non può negare l’innegabile ma cerca giustificazioni. Dice l’ho picchiato piano, era lui delicato”.

Milano, bimbo torturato e ucciso barbaramente per futili motivi

I giudici aggiungono: “Dove può aggiungere particolari lo fa in maniera mendace e cerca di coinvolgere la moglie, parte civile, alla quale non può essere imputato il concorso”.  Nei confronti di Aliza Hrusic sono tre i capi di imputazione: oltre l’omicidio aggravato, deve risponde di maltrattamenti e torture: anche per aver bruciato (circa 48 ore prima della morte) i piedi del piccolo. Reati commessi con una “gratuita crudeltà, con una violenza che non trova giustificazione”. Se l’omicidio potrebbe costargli l’ergastolo, per gli altri due reati satelliti la pena richiesta è complessivamente di dieci anni. La sentenza è attesa il prossimo 25 maggio.

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