Dopo l’audio di Luana, lo sfogo della mamma: «Mi diceva che lavorava tanto. Ed era sempre sola»
“Quando tornava a casa mi raccontava che lavorava tanto. E che era quasi sempre sola. Io le raccomandavo di dire qualcosa in azienda. Ma lei rispondeva che tanto era inutile. Che faceva quello che le veniva detto”. È l’amara confessione della mamma di Luana D’Orazio. La giovane operaia di Pistoia, morta stritolata da un orditoio. In una fabbrica tessile nel comune di Prato.
La mamma di Luana: lavorava sempre da sola
“Però mi aveva anche raccontato di aver fatto presente che lei non poteva stare sola”. Continua Emma Marrazzo intervistata da La Nazione. “In quanto apprendista doveva essere affiancata da qualcuno. Mi diceva che se ci fosse stato un controllo ci sarebbero stati problemi”.
La mamma di Luana ricorda poi che la figlia lavorava da due anni in azienda. Quindi conosceva il macchinario che usava. “Sapeva quello che faceva”, ripete Emma. Che dopo le perizie che ipotizzano un guasto nel sistema di controllo dell’orditoio vuole la verità. “Perché tragedie come questa non si ripetano mai più”.
La Procura lavora su più fronti
Nel frattempo la procura continua a lavorare su più fronti. Per trovare risposte alla tragedia. Quello di Luana. Che dalle testimonianze confermate dalla mamma, si ritrovava più volte da sola in fabbrica. Dettaglio non secondario. Che alimenta altri interrogativi sulle condizioni di lavoro nella fabbrica dove Luana ha perso drammaticamente la vita. Quesiti fondati anche da un passaggio di un messaggio audio inviato al fidanzato. Nel quale Luana parlerebbe di “un macchinario mezzo tronco“. Si sfogherebbe sulle condizioni di lavoro. “Corro come una dannata”. E racconterebbe di una lite con un superiore.
Il giallo dell’audio al fidanzato: c’è un macchinario tronco
Ma l’audio non è ancora in possesso della procura di Prato. I consulenti legali della famiglia della vittima al momento non l’hanno depositato. “E comunque – fanno sapere fonti investigative – per noi adesso sono rilevanti altri aspetti”. Le indiscrezioni uscite in questi giorni sull’audio hanno provocato la dura reazione del legale della ditta, Alberto Rocca. “Trovo inaccettabile – ha detto alla Nazione – che mentre è in corso un’inchiesta penale si corra a disvelare un audio non consegnato al pm. E su quell’audio costruire tesi di accusa”.
Si attende l’interrogatorio del manutentore
Dopo il nuovo sopralluogo nella ditta di Oste gli inquirenti sono al lavoro per decifrare i dati della scatola nera dell’orditoio. Nei prossimi giorni verrà interrogato il manutentore. Che è indagato insieme alla titolare dell’azienda. Finora i periti avrebbero accertato che, come già verificato con l’orditoio gemello presente nella stessa azienda, anche in quello affidato a Luana erano disattivati i dispositivi di protezione.