Borsellino, l’agente sopravvissuto a via D’Amelio smonta il “super testimone” di Michele Santoro

4 Mag 2021 15:37 - di Agnese Russo
santoro borsellino

Ci aveva già pensato la Procura di Caltanissetta. Ora anche Antonio Vullo, l’unico agente della scorta di Paolo Borsellino sopravvissuto all’attentato di via D’Amelio, smentisce le dichiarazioni che l’ex collaboratore di giustizia Maurizio Avola ha reso a Michele Santoro sia per la sua ultima fatica letteraria Nient’altro che la verità sia in un’intervista poi utilizzata anche nel corso dello speciale sulla mafia andato in onda qualche giorno fa su La7. Avola, che ha sostenuto di essere stato uno degli esecutori materiali della strage e «l’ultima persona che ha visto lo sguardo di Paolo Borsellino prima di dare il segnale per l’esplosione», riferendo sull’attentato, tra le altre cose ha raccontato che lo sportello dell’auto di Borsellino era stato lasciato aperto. Ed è proprio da questo dettaglio che parte Vullo per smontare il racconto dell’ex pentito, estromesso da tempo dal programma di protezione.

Quello che non torna nel racconto di Avola

«Lo sportello dell’auto blindata del giudice Borsellino quel pomeriggio non era aperto, come hanno detto in trasmissione. Era stato chiuso, anche perché se fosse stato aperto si sarebbe distrutto tutto quello che c’era all’interno dell’automobile, compresa la valigetta, che poi, invece, è stata ritrovata quasi integra», ha chiarito Vullo, intervistato dall’Adnkronos. Vullo era alla guida della prima autovettura di staffetta, che precedeva quella in cui viaggiava il magistrato ucciso da Cosa nostra.

L’agente: «Non sarei rimasto in vita»

«Non voglio entrare in polemica con nessuno e non mi interessa neanche, ma Avola ha detto una cosa impossibile, affermando che il dottor Borsellino avrebbe lasciato lo sportello aperto. Già da qui si può fare una valutazione. Se fosse stato aperto lo sportello, dentro l’auto non sarebbe rimasto nulla, lo ripeto», ha sottolineato Vullo, che nell’attentato rimase ferito. «Io – ha aggiunto – non sarei rimasto in vita con lo sportello aperto. Tre secondi prima dell’esplosione ero lì con lo sportello aperto e tre secondi dopo sarei rimasto anche io con lo sportello aperto. Invece sappiamo che dopo 10 minuti ci fu la sottrazione della borsa del giudice Borsellino. Ma ripeto, non voglio aggiungere niente e non voglio entrare in queste polemiche. Se ne devono occupare le Procure».

Santoro e il racconto su Borsellino

E rispondendo a distanza a Michele Santoro, che da Massimo Giletti a Non è l’Arena ha detto che il poliziotto potrebbe ricordare male alcuni frammenti di quel pomeriggio, Vullo ha chiarito che «sono cose che ho detto 28 anni fa ai magistrati, non credo di avere detto baggianate». La stessa Adnkronos ha anche rivelato che un anno la Procura di Caltanissetta ha risentito il poliziotto, proprio dopo le nuove dichiarazioni rese da Avola.

La Procura: «Racconto non attendibile»

La stessa Procura, poi, dopo la trasmissione ha chiarito di non credere all’ex collaboratore di giustizia, poiché i «conseguenti accertamenti disposti da questa Dda, finalizzati a vagliare l’attendibilità di dichiarazioni riguardanti una vicenda ancora oggi contrassegnata da misteri e zone grigie, non hanno allo stato trovato alcuna forma di positivo riscontro che ne confermasse la veridicità». Piuttosto, hanno chiarito i pm, «dalle indagini demandate alla Dia sono per contro emersi rilevanti elementi di segno contrario che inducono a dubitare tanto della spontaneità quanto della veridicità del suo racconto».

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