Recovery Plan, la Meloni azzanna Draghi: «Il Parlamento è stato deriso ed esautorato»

27 Apr 2021 13:28 - di Fortunata Cerri
Giorgia Meloni

«Presidente Draghi nella sua presentazione ha utilizzato toni molto  altisonanti. Ha detto che in quei piani è contenuto il destino del Paese. È vero…». Giorgia Meloni nella dichiarazione di voto alla Camera sulle comunicazioni del premier Mario Draghi sul Recovery non fa sconti a nessuno. «Le risorse» del Recovery Plan «sono l’ultima grande occasione che abbiamo per dare prestigio a questa Nazione. La forza che merita. E quei piani che siano buoni oppure no, ci vincoleranno per molti anni. Davvero pensate che sia giusto, normale o responsabile che il Parlamento della Repubblica italiana voti un documento di tali portata, forse di portata storica per il Paese, senza aver avuto il tempo necessario a leggere questo Piano? Pensate che sia normale, giusto e responsabile votarlo a scatola chiusa?».

«Dov’è Matteo Renzi, in Arabia Saudita?»

Ma osserva la leader di Fratelli d’Italia, «il Parlamento su questo Piano» che prevede 250 miliardi di euro, «forse il documento più importante della storia repubblicana, è stato ignorato. Verrebbe da dire, è stato deriso… Noi siamo stati per mesi impegnati a giudicare il pessimo documento di Giuseppe Conte. Poi Conte è andato a casa perché diceva Matteo Renzi che era una vergogna che un piano così importante fosse gestito da una oscura task force e non dal Parlamento. Dov’è Matteo Renzi, in Arabia Saudita? ».

Meloni: «Il Parlamento è stato esautorato»

«Noi di FdI con serietà e spirito costruttivo abbiamo formulato le nostre proposte, come tutti qui dentro… Ma è normale votarlo a scatola chiusa? Il Parlamento è stato esautorato». E poi ancora: «Roma caput mundi con 500 milioni di euro? Mi pare un obiettivo un po’ difficile, presidente Draghi… Purtroppo ci sono troppe risposte che rimangono drammaticamente inevase…».

«Un partito serio non vota» un documento «così importante e imponente» e «non accetta certamente il metodo di un piano volutamente tenuto chiuso in un cassetto e poi presentato al Parlamento con la formula del prendere o lasciare… FdI è un partito serio e questo è la ragione per la quale, per rispetto a noi stessi e agli italiani, noi dobbiamo astenerci da ogni giudizio. E le garantisco che quando il nostro giudizio sarò compiuto, sarà libero e consapevole e non sarà come quello di molti altri qui dentro, viziato dall’interesse, dalla poltrona o dalla viltà».  «La scelta di esautorare il Parlamento è stata una scelta politica. Voi non vi volevate trovare nella difficoltà di dover mettere insieme la vostra litigiosa maggioranza. E così abbiamo buttato il bambino con l’acqua sporca.»

Meloni: «Visione ostile al mondo produttivo»

La leader di Fratelli d’Italia poi si domanda: «Sulla riforma del fisco lei stesso, presidente Draghi, ha detto di non essere in grado di dirlo quando ci sarà. Capisce, che questa non è una cosa secondaria. Le tasse intendiamo tagliarle o , atteso che nella sua maggioranza la parte del leone la fa la sinistra, continuiamo a colpire i professionisti e le categorie produttive come piace a loro?». E incalza: «Davvero la vostra priorità è salvare le imprese» perché «io continuo a vedere una visione un po’ ostile al mondo produttivo. Quando parlate di voler valorizzare la competenza e di voler abbattere i monopoli, significa che combatteremo i nuovo oligarchi modello Benetton o ce la prendiamo con le attività produttive e i professionisti?».

«Da FdI opposizione  patriottica e responsabile»

E poi ancora. «Quando il governo Draghi ha buttato giustamente il pessimo documento di Conte, il problema è che ha buttato anche tutto il lavoro che aveva fatto il Parlamento e questo non è normale. E noi dovremmo votare un documento così strategico in queste condizioni? Il ruolo dei parlamentari non è fare il pubblico pagato, in questo caso non pagante, alle sue relazioni. FdI continua a garantire un’opposizione patriottica e responsabile, ma è proprio quella responsabilità che oggi ci porta a dire che non siamo nella condizione di giudicare in coscienza un documento di 330 pagine che comporta una spesa di 250 miliardi di euro in tutti i settori vitali del Paese…».

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