Arrestato il giudice di Bari che definì Quattrocchi un mercenario: “6mila euro per scarcerare un boss”

24 Apr 2021 13:07 - di Carlo Marini
giudice bari

Colto nell’ufficio in Procura con le mani nel sacco mentre riponeva una busta contenente il denaro appena ricevuto e nascosto tra materiale cartaceo e la riponeva nelle tasche dei pantaloni. Di 6.000 mila euro il prezzo della presunta corruzione, almeno di quella. Così i carabinieri del Nucleo investigativo di Bari lo scorso 9 aprile hanno dato concretezza alle ipotesi dell’indagine che avevano in corso sul giudice del tribunale del capoluogo pugliese Giuseppe de Benedictis che oggi è stato arrestato, in esecuzione di una misura cautelare. Il giudice aveva anche seguito il processo Tarantini che aveva coinvolto Silvio Berlusconi. Alcuni anni fa, era finito nella bufera mediatica per avere definito Fabrizio Quattrocchi un mercenario. 

I carabinieri lo hanno preso mentre intascava la busta con le banconote

Questi aveva fissato, con modalità nascoste e segrete, un appuntamento per le 8 di mattina con i collaboratori dello studio di Giancarlo Chiariello, avvocato, difensore di esponenti della criminalità organizzata, presunto corruttore. Già altre volte i due si erano incontrati e, come avvenuto nelle precedenti occasione, De Benedictis si è recato nell’abitazione del legale, secondo gli inquirenti della Dda di Lecce, per riscuotere il prezzo della corruzione per la concessione degli arresti domiciliari in favore di Antonio Ippedico, assistito da Chiariello, colpito da una precedente ordinanza applicativa di misura cautelare in carcere per il reato previsto dall’articolo 416 bis del codice penale e successivamente collocato agli arresti domiciliari.

I militari, quindi, hanno potuto seguire, probabilmente grazie ad alcune telecamere, il giudice che si incontrava con l’avvocato prima nell’abitazione di quest’ultimo e poi nel vicino studio legale dove sono saliti insieme. Dopo qualche minuto è sceso con materiale cartaceo nelle mani e quindi, senza mai essere perso di vista dagli stessi carabinieri, è salito in auto e si è recato in ufficio. Qui De Benedictis, ripreso dalle telecamere installate con provvedimento della Dda di Lecce, ha tirato fuori la busta piena di banconote dal giubbotto e l’ha riposta nelle tasche dei pantaloni. A questo punto i carabinieri hanno fatto irruzione e hanno eseguito un decreto di perquisizione già emesso dalla Procura della Repubblica salentina, sequestrando la somma in contante di circa seimila euro.

Giuseppe De Benedictis e il mercenario Quattrocchi

Nel 2004, fecero scalpore le sue motivazioni del provvedimento relativo agli ex ostaggi italiani in Iraq, il gip del tribunale di Bari, Giuseppe De Benedictis, aveva definito Fabrizio Quattrocchi e altri bodyguard italiani dei “mercenari”. Nonché “fiancheggiatori delle forze di coalizione”. Aveva specificato che “questo spiega, se non giustifica l’atteggiamento dei sequestratori nei loro confronti”.

Il magistrato disse poi alla stampa di essere stato frainteso.  “E’ una questione di grammatica – aveva spiegato De Benedictis – semanticamente mercenario è colui che combatte e che rischia la propria vita in favore di un’altra persona o anche di un esercito, per denaro, nel caso di specie io ho usato il termine per intendere che rischiavano la propria vita ed offrivano la loro protezione a privati. Mercenari al soldo degli americani – ha precisato con forza – non c’è nel provvedimento è una pura invenzione, un collage, questo lo posso dire perché sicuramente non l’ho mai scritto”.

Il giudice di Bari ha ammesso di avere ricevuto la somma

Giuseppe De Benedictis, giudice in servizio nel tribunale di Bari fino a qualche giorno fa, ha rilasciato a verbale ai carabinieri dichiarazioni spontanee. Con queste, ha ammesso di avere ricevuto poco prima da Giancarlo Chiariello la somma in questione “per il disturbo”.

Il denaro sarebbe il prezzo di un provvedimento cautelare di scarcerazione e arresti domiciliari a beneficio di un assistito di Chiariello. Un boss accusato del reato previsto dall’articolo 416 bis del codice penale, un reato di mafia. Il magistrato, sempre a verbale, avrebbe detto di volersi dimettere dalla magistratura per la vergogna. Cosa che poi effettivamente ha fatto.

I carabinieri, che oggi hanno arrestato sia il magistrato che l’avvocato barese , entrambi in carcere, è stata quindi estesa all’abitazione del giudice dove, nascoste in alcune prese per derivazioni elettriche, sono state rinvenute e sequestrate numerose mazzette di denaro per importi variabili tra 2.000 e 16.000 euro per un totale di circa 60.000, da imputare, in base all’interpretazione degli elementi di prova acquisiti, alla attività corruttiva.

Circolava da tempo la voce del “tariffario”

Erano in gran parte appartenenti a famiglie mafiose o legate alla criminalità organizzata barese, foggiana e garganica, le persone che avrebbero beneficiato dall’accordo di corruzione (“sperimentato”, sostengono gli inquirenti) che, secondo la Direzione distrettuale antimafia di Lecce e i carabinieri di Bari, intercorreva tra il giudice Giuseppe De Benedictis, in servizio fino a pochi giorni fa nell’ufficio gip del tribunale di Bari, e l’avvocato Giancarlo Chariello, legale degli stessi presunti beneficiari.

A parere degli investigatori della Dda di Lecce era “una circostanza peraltro nota da tempo nell’ambiente criminale per come riferito dai collaboratori di giustizia”, in cambio della corresponsione di somme di denaro. In questo modo riuscivano ad ottenere provvedimenti di concessione di arresti domiciliari o remissione in libertà, pur essendo sottoposti a misura cautelare in carcere per reati anche associativi di estrema gravità, “che gli consentivano di rientrare nel circuito criminale, con indubbio vantaggio proprio, del difensore e delle stesse organizzazioni criminali”.

 

 

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