“Ho sbagliato”: Fabrizio Corona per la prima volta invoca la “pietas” dei giudici e chiede perdono

8 Mar 2021 21:00 - di Mia Fenice
Fabrizio Corona

«Mi dispiace se ho sbagliato, come dite voi ho commesso gravi violazioni». Fabrizio Corona ha consegnato una lettera ai giudici della Sorveglianza di Milano per scongiurare il suo “ritorno all’inferno”. La lettera su due pagine scritte a mano è stata mostrata su Instagram. A un’ora dall’inizio dell’udienza l’ex fotografo ha chiesto “perdono” e di poter continuare a curarsi. Definendosi “non un criminale”.

Fabrizio Corona,  la lettera

«Negli ultimi 15 anni della mia vita non avevo mai pianto, nemmeno per la morte di mio padre», è l’incipit degli appunti scritti a mano in cui parla anche del suo stato di salute. «Durante la notte ho i flashback come i reduci del Vietnam», ricordando gli “anni di galera” per reati commessi dal 2006 al 2008. «Da quindici anni non ho commesso più un reato a parte una condanna di sei mesi per un articolo 11», ha aggiunto. «Non sono e non sarò più quello di prima e poi sono vecchio». E ha concluso Corona: «Vi chiedo Pietas».

Corona, il pg chiede la revoca dei domiciliari

Durante l’udienza il pg di Milano Antonio Lamanna ha chiesto la revoca dei domiciliari. Perché fa tutto tranne che curarsi. È questa in sintesi la tesi del pg. Una decisione dettata dalla violazione alle due diffide mosse dal giudice – dopo la sua presenza in due note trasmissioni tv – e dalle presunte violazioni alle prescrizione imposte dai domiciliari. «Il rispetto delle quali è la prima forma per dimostrare l’adesione al programma». E ora l’ex fotografo rischia di tornare in carcere. Il collegio del tribunale della Sorveglianza di Milano si è riservato nei confronti dell’ex fotografo dei vip, attualmente ai domiciliari. La decisione è attesa in settimana. Se i giudici dovessero revocargli i domiciliari, Corona rischierebbe di dover espiare la sua pena fino a fine 2023.

Fabrizio Corona, parla il difensore

«Le presunte violazioni, che per noi non ci sono, non sono tali da giustificare una revoca». Dato che «prevale l’esigenza delle cure come dicono le relazioni presentate dagli esperti». Ivano Chiesa, difensore insieme alla collega Antonella Calcaterra di Fabrizio Corona, si oppone alla richiesta della pubblica accusa e chiede ai giudici milanesi della Sorveglianza di non revocare i domiciliari. Nell’udienza a porte chiuse, durata circa due ore, il difensore ha sottolineato che «non si può buttare all’aria un percorso importante di cura che sta dando ottimi risultati. Guai ad interromperlo dicono gli stessi esperti che lo hanno in cura».

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