Fabrizio Corona tra fan, detrattori, tribunali e… quella battuta su Casalino

11 Giu 2020 10:47 - di Andrea Migliavacca
Fabrizio Corona

Fabrizio Corona. Come sugli accadimenti, anche con le persone è difficile prendere una posizione, soprattutto quando non si conoscono direttamente. E allora se non ci si può affidare all’istinto, perché, magari, la persona non ci è dinnanzi o non si è potuto interloquire, si forma un’idea, spesso indotta dal pensiero altrui.

Fabrizio Corona e il linguaggio

Un gesto, una parola, un modo di fare o di apparire proiettano in noi un’immagine. Non è detto che sia quella corretta e neppure che chi ne è la fonte abbia consapevolezza di ciò che comunica, col linguaggio non verbale e con quello paraverbale (concetti oggi molto di moda, tra gli esperti di comunicazione). Molti si costruiscono un personaggio e nello stesso istante divengono la sua vittima. Altri si creano un modello da raggiungere e nel vano tentativo di avvicinarsi, si dissociano la personalità.

Il silenzio nella “detenzione domiciliare”

Il giudizio degli altri –  quello che si riflette in noi – imponendoci una modifica (non sempre in senso positivo) condiziona l’agire e l’essere. Solo una sua profonda conoscenza di noi e degli altri (e forse non può bastare) può consentire di comprendere alcuni atteggiamenti. Negli ultimi giorni Fabrizio Corona, pur nel “silenzio” della sua detenzione domiciliare, ha fatto parlare di sé. Ciò è accaduto non per le sue eccentriche iniziative, ma per l’ennesimo capitolo giudiziario, che negli ultimi anni ha condizionato (in senso negativo) la sua vorticosa vita.

Un’ulteriore riflessione per Fabrizio Corona

La Suprema Corte di Cassazione investita del compito di giudicare se dovessero (o meno) essere revocate le misure alternative alla detenzione domiciliare. Una sentenza annullamento con rinvio, che può consentire, al martoriato Corona, una ulteriore riflessione. Un giudizio (ancorché parziale) che – almeno per quanto si è intuito – si è formato in punta di diritto, non per una sensazione, né per un pregiudizio.

Non bisogna essere giudicati sulla base di antipatie

Ciascuno tragga le conclusioni che ritiene più opportune, ma la lezione che ciascuno di noi cittadini comuni dovrebbe ricevere è che, nelle aule di Giustizia ognuno debba essere giudicato per i fatti (penalmente rilevanti) che ha commesso, non in base alla antipatia che possa generare, o per le conoscenze (talvolta dubbie) che possa aver avuto.

Tra fan e detrattori

Fabrizio Corona, per alcuni è un delinquente, per altri un genio caduto in disgrazia. È indubbio che abbia attirato l’invidia di molti dei suoi detrattori, per aver un bell’aspetto, aver disposto di ingenti somme, aver vissuto una vita da nababbo ed essersi accompagnato con donne bellissime. Un fiuto particolare per gli affari ed un’ineguagliabile  dote imprenditoriale lo hanno spinto ad assumere iniziative spesso improvvide e per questo sanzionate, spesso in modo esemplare, dall’Autorità Giudiziaria.

Fabrizio Corona e la battuta su Casalino

Se si potesse affrontare un paragone, potrebbe descriversi come un’auto supersportiva dal motore elaborato, ma con uno scarso impianto frenante. Il trascorrere del tempo, forse la detenzione o magari anche il giusto sostegno psicologico gli consentiranno di commisurare la potenza ed il controllo. È probabile che oggi non direbbe più: “chi cazzo è Rocco Casalino?”. Anche se in molti riecheggia ancora quella domanda. La Suprema Corte lo ha ammonito, per il momento e il Giudice di rinvio sarà probabilmente clemente, come in molti (anche personaggi pubblici) si attendono.

Commenti

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  • Valentina Urso 12 Giugno 2020

    Oramai si presta attenzione a cose o a persone che per molti aspetti sono privilegiate in ogni caso ( considerato che ‘informazione non è più libera ma piegata al vile denaro ), sia che appartengono per un verso ad una casta di politici, colletti bianchi calciatori imprenditori sia all’altra corrente di gente di malaffare la differenza consiste
    solo nella diversità di ruolo ma la sostanza delle cose non cambia ; sono uguali
    Non si parla mai del 70 percento degli italiani onesti di buona volontà che lavorano con sacrifici che si svegliano alle 5 di mattino e contribuiscono ogni giorno con il proprio lavoro malpagato a pagare le tasse per far vivere nell’oro questa gente che nella loro vita conoscono solo un modo di agire vile ;
    vivere alle spalle degli italiani onesti che non riescono a permettersi dopo 30 anni di lavoro una macchina nuova , un viaggio una gratificazione , benvenuti nel 2020!
    I giornalisti di una volta vivevano con un codice deontologico del buon giornalismo
    tutelato dai principi dell’art 21 della costituzione.
    Questa è l’Italia di oggi