Giulio Tarro: «Vi dico come i cinesi hanno curato i malati di Covid e cosa non è stato fatto in Italia»

2 Mar 2021 13:37 - di Giovanna Taormina
Giulio Tarro

Giulio Tarro torna a parlare dell’epidemia e lo fa in un’intervista a Affari Italiani. L’ infettivologo parla dell’approccio che hanno avuto i cinesi nel combattere l’epidemia. E ricorda anche il caso che lo costrinse ad interessarsi di Sars. «Venni chiamato ad Amalfi nel 2003, per un sospetto caso di Sars, a danno di un collega che arrivava dalla Thailandia ed era morto. Facemmo l’autopsia, scoprendo che la persona non era morta per Sars. Da quel momento iniziai a interessarmi attivamente di questa malattia. Perciò, quando arrivò il Sars Cov2, me ne occupai. E vidi i cinesi fare ciò che normalmente si fa nella gestione delle epidemie. Cose che qui non sono state fatte».

Tarro: «In Cina è stata fatta la vitamina C in vena»

L’infettivologo, già primario emerito dell’Ospedale Cotugno e  “figlio scientifico” del premio Nobel Albert B. Sabin, spiega «che a febbraio mandarono qui una delegazione con alcuni suggerimenti. Ad esempio, in Cina è stata fatta la vitamina C in vena, come ampiamente pubblicato sul New England Journal of Medicine. Altro aspetto importante, la sieroterapia, pubblicata nei  Proceedings of the National Academy of Science. E poi grandi sanificazioni, screening a tappeto. A Wuhan è stato fatto uno screening su dieci milioni di abitanti. Sa quanti hanno trovato positivi? Lo 000,3%. Nessuno era contagioso. È tutto scritto nel dettaglio su Nature».

Contagi in crescita in Italia? «Una corbelleria»

Il giornalista osserva che in Italia i bollettini parlano di costante crescita  dei contagi. Ma Tarro smentisce questo dato. «La crescita dei contagi è una corbelleria. Il virus ormai è endemico. Abbiamo al 90, 95% asintomatici positivi. E gli asintomatici positivi non sono contagiosi. Da sempre. Chi non ha i sintomi, chi non è malato, non può contagiare. Lo ha detto anche Oms».

«Non ha senso chiudere tutti in casa»

E osserva: «Quindi non ha senso chiudere tutti in casa. Chi si ammala va curato, semplicemente. Come ho fatto io seguendo i dettami di Didier Raoult, per le persone che si sono rivolte a me. Come fanno centinaia di medici usando idrossiclorochina, azitromicina e guarendo le persone a casa. Ad esempio, al centro Sud sono morti molto meno perché hanno utilizzato subito cortisone ed eparina e hanno evitato trombo embolie. La gente è morta perché non sono stati usati i farmaci corretti». L’infettivologo poi  va all’attacco: «L’Italia ha fallito in toto. Siamo arrivati a un tasso di letalità che, ripeto, è legato alla cattiva gestione dell’emergenza, a cure sbagliate, a posti di terapia intensiva tagliati negli anni scorsi. Qui per usare idrossiclorochina abbiamo dovuto aspettare il Consiglio di Stato! Deve essere chiaro un concetto: il Covid si cura».

Tarro: «La vaccinazione non garantirà l’immunità di gregge»

E sulle vaccinazioni afferma che «l’attesa dei vaccini è messianica. Sa, io alla mia età non mi preoccupo di reazioni autoimmuni. Ma come attestato dai pochi dati resi pubblici dalle case farmaceutiche che li producono, non garantiscono una immunità perenne né, tantomeno, una “immunità sterile” al vaccinato che continua, quindi, a trasmettere il virus.  Promettono soltanto di ridurre i sintomi di una infezione, pericolosa soprattutto per gli anziani, e che, incomprensibilmente, saranno imposti a tutta la popolazione. Una vaccinazione di massa che – oltre a moltiplicare i rischi, inevitabilmente connessi ai vaccini – non garantirà una pur provvisoria immunità di gregge; neanche se, centuplicando gli sforzi, si riuscisse a vaccinare tutti gli italiani in una settimana, e non in un anno e mezzo, come oggi si prevede».

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