Meloni: «E loro sarebbero i migliori? Speravo in qualcosa di meglio. Gli italiani non sono stupidi»
La composizione del governo le ha dato ragione. Ma Giorgia Meloni non se ne compiace e, anzi, spiega di non essere soddisfatta. La leader di FdI, conferma dunque, anche di fronte alla lista dei ministri che parla di «un governo in mano al Pd», quell’impostazione patriottica che ha manifestato fin da subito nelle scelte rispetto l’esecutivo Draghi. «Sinceramente – spiega – speravo in qualcosa di meglio per l’Italia». Manca, infatti, in questo esecutivo sul quale si sono concentrate tante aspettative, «l’elemento più importante, ovvero la discontinuità con il governo precedente».
Sulle piste da sci «scandalosa superficialità»
«Sembra che abbiamo chiamato Mario Draghi per farci dire che i ministri del governo Conte erano i migliori. Sfido chiunque a dire che Lamorgese, Speranza o Di Maio siano il meglio che questa nazione ha da offrire», ha spiegato Meloni nel corso di una lunga intervista con La Verità. Un esempio tangibile, disastrosamente concreto della sua analisi il governo lo ha offerto ieri, con la retromarcia repentina sull’apertura delle piste da sci. Meloni l’ha stigmatizzata con durezza sulla sua pagina Facebook, parlando di «mazzata finale» per gli operatori e di «scandalosa superficialità» con la quale «si prendono in giro cittadini e imprese, procedendo a tentoni, trattando gli italiani come sudditi». «Basta!», ha tuonato la leader di FdI, chiedendo conto dell’erogazione dei ristori, dell’entità degli stanziamenti, della sorte dei «lavoratori appena assunti». «Ma soprattutto – è stata la domanda finale della Meloni – come lavorate?».
Meloni: «Questo governo è in mano al Pd»
Il tema di come procederà il lavoro del governo Draghi torna prepotente anche nell’intervista a La Verità. «Questo è un governo in mano al Pd», ha sottolineato Meloni, ricordando le deleghe chiave assegnate da Draghi ai dem. C’è Andrea Orlando al Lavoro, una scelta che rappresenta «un campanello d’allarme tragico anche sulle materie economiche» e che «spaventa molto» la leader di FdI. «Il lavoro, specie in questo momento, è un tema chiave. Penso che bisognerebbe sospendere il decreto Dignità, reintrodurre i voucher ovunque possibile, e il fatto che tali questioni finiscano in mano alla corrente più nostalgica del Pd – ha chiarito Meloni – non mi fa ben sperare per quei milioni di imprenditori che attendevano un governo amico. O per gli autonomi e le partite Iva che rivendicano il diritto a non essere trattati come lavoratori di serie B».
Lega e FI? «Non so quanto li lasceranno lavorare»
Dunque, «chi si aspettava un governo che, almeno sulle materie proprie di Draghi, cioè quelle economiche, rompesse con gli schemi della sinistra, non può non essere deluso». Meloni ha confidato di sperare che Lega e Forza Italia possano rappresentare un argine a questa impostazione e ha ribadito che «cercheremo di dare loro una mano in questo senso». «Non so quanto li lasceranno lavorare liberamente: se vai a occuparti di crisi aziendali e hai un ministro del Lavoro che ti rema contro, la situazione – ha avvertito Meloni – diventa difficile».
Pd senza voti, ma al governo «domina» sempre di più
«Ma – ha spiegato – mi pare che il problema sia a monte». A monte c’è la mancanza del voto, il fatto che «il Pd alle ultime elezioni ha preso il 18 per cento e ora si trova a dominare ancora più di prima, tra ministri politici e tecnici». «Vi sembra normale che un partito che non vince le elezioni da dieci anni abbia in mano l’ennesimo governo consecutivo, ottenendo per altro sempre di più?», è stata la domanda di Meloni. «Se Draghi, gli piaccia o no, accetta o condivide questa impostazione (come farebbe pensare la composizione dell’esecutivo), temo che il governo avrà una fortissima impronta di sinistra. A me questa pare la questione principale».
Meloni: «Orlando, Lamorgese, Speranza sarebbero i migliori?
Anche la scelta di confermare Luciana Lamorgese all’Interno «significa che anche sulla politica migratoria si andrà avanti come in passato». E poi c’è il caso di Roberto Speranza, che «merita una riflessione». «Proprio in queste ore Walter Ricciardi, consulente del ministro della Salute, propone un nuovo lockdown totale. La proposta è surreale». «Se dopo un anno e più siamo ancora a parlare di lockdown totale, significa che la politica di lotta alla pandemia è stata totalmente fallimentare. Cosa che del resto tutti sanno, basta guardare i dati. Mi chiedo: come si fa a rimettere Speranza al suo posto e contestualmente a dire che, in pratica, dopo un anno di sacrifici siamo al punto di partenza? Pensano che gli italiani siano stupidi? Tutto cambia – ha chiosato Meloni – perché nulla cambi».
Il no di FdI: «L’autorevolezza di Draghi non basta»
Per questo, come già anticipato, la leader di FdI proporrà alla direzione nazionale di FdI non di astenersi, ma di votare contro la fiducia, con la speranza che il governo Draghi «non duri molto». «Credo che, nonostante l’autorevolezza di Draghi, ci sia un forte rischio di immobilismo. La possibilità che ci siano veti contrapposti e il fatto che a predominare sia un partito che non ha numeri né consenso sono elementi che non lasciano ben sperare. Spero che gli italiani – ha spiegato Meloni parlando con La Verità – possano decidere il prima possibile da chi farsi rappresentare».